venerdì 1 aprile 2011

Speciale su Papa Giovanni Paolo II



Tra poche ore ricorre l’anniversario della morte di Papa Giovanni Paolo II e certamente gran parte di noi è in grado di richiamare alla mente gli avvenimenti e le sensazioni provate quel sabato di sei anni fa, che ha rappresentato un avvenimento significativo della vita di ciascuno.
Noi in questi giorni abbiamo voluto pubblicare una pagina speciale che raccogliesse tutti i discorsi pronunciati in concomitanza della Giornata Missionaria Mondiale, 26 in tutto, per riscoprire pian piano tutti i preziosi tesori che negli anni ci ha comunicato.
È curioso ora, a distanza di tempo, accorgersi come la storia - costituita dalle vicende e vicissitudini personali, l’evoluzione del mondo - intesa come mutamento delle relazioni tra le popolazioni che lo abitano, gli incontri, le necessità di assumersi coraggiose responsabilità e la costante preghiera di affidamento, abbiano mutato anche il suo stile comunicativo e la sua sensibilità, come frutto evidente della trasformazione operata dallo Spirito. Quella che è rimasta immutata è la natura del Messaggio, che invita tutti con coraggio a mettersi in cammino aprendosi alla Via, alla Verità e alla Vita.

 
Vogliamo qui fornire una chiave di accesso al corposo materiale, per aiutare a selezionare i temi che si desiderano approfondire, fornendone di ciascuno un riassunto molto parziale. In questo primo contributo forniamo la raccolta dei discorsi dal 1992 all’ultimo del 2004.

1992 Mentre ci avviciniamo al terzo Millennio della redenzione, la missione universale si fa ancora più urgente. Non possiamo restare indifferenti quando pensiamo ai milioni di uomini che, come noi, sono stati redenti dal sangue di Cristo, ma vivono senza un'adeguata conoscenza dell'amore di Dio. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi al dovere supremo di annunciare Cristo a tutti i popoli. Due terzi dell'umanità oggi non conoscono ancora Cristo; essi hanno bisogno di Lui e del suo messaggio di salvezza.
Poiché la Chiesa è per sua natura missionaria, l'evangelizzazione costituisce un dovere e un diritto per ogni suo membro. Il Signore ci chiama a uscire da noi stessi e a condividere con altri i beni che possediamo, a cominciare da quello della nostra fede, la quale non può considerarsi come un privilegio privato, ma come dono da partecipare a coloro che ancora non l'hanno ricevuto. Da tale impegno, peraltro, sarà la fede stessa a trarre beneficio, perché essa si rafforza quando viene donata.
Cari Fratelli e Sorelle! Nella misura in cui sosteniamo l'attività missionaria della Chiesa, noi siamo fedeli alla sua identità. San Paolo raccomanda a Timoteo di « proclamare la Parola, d'insistere in ogni occasione opportuna e non opportuna ». Il messaggio di Paolo oggi è indirizzato a noi. Tutti possono, anzi debbono, impegnarsi ad edificare la Chiesa e a far crescere e maturare i suoi membri nella professione e testimonianza della propria fede, perché « la missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l'identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni ».

1993 In occasione della Giornata Missionaria Mondiale desidero invitare i credenti del mondo intero in particolare i genitori, gli educatori, i catechisti, nonché i Religiosi e le Religiose, a puntare sulla formazione missionaria dei fanciulli, nella consapevolezza che l'educazione allo spirito missionario comincia sin dalla tenera età. Se opportunamente guidati nell'ambito della famiglia, della scuola e della parrocchia, i bambini possono diventare missionari dei loro coetanei, e non solo di essi. Con innocente candore e con generosa disponibilità essi possono attrarre alla fede i loro piccoli amici e far nascere negli adulti la nostalgia di una fede più ardente e gioiosa. La loro formazione missionaria va pertanto alimentata con la preghiera, indispensabile sorgente di energia per maturare nella conoscenza di Dio e nella coscienza ecclesiale; va sostenuta grazie ad una generosa condivisione, anche materiale, delle difficoltà in cui versano i bambini meno fortunati. E' in questo spirito che la raccolta delle offerte in occasione della Giornata Missionaria di quest'anno sarà destinata, tra l'altro, a sollevare quella parte dell'infanzia mondiale che vive in condizioni subumane, cercando di ridare ad essa la gioiosa possibilità di progredire nella fede evangelica.
Possano le Comunità cristiane gareggiare in generosità imitando l'esempio dei primi cristiani, i quali erano «un cuor solo ed un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era loro comune». Donando con amore, essi sperimentavano come ci sia «più gioia nel dare che nel ricevere». Dalla condivisione sgorga per la Chiesa una sorgente di rinnovata comunione e di profetica carità.

1994 L’amore di Cristo che consacra il patto coniugale è anche il fuoco sempre ardente che sospinge l’evangelizzazione. Ogni membro della famiglia, in sintonia con il Cuore del Redentore, è invitato ad impegnarsi per tutti gli uomini e le donne del mondo, manifestando «la sollecitudine per coloro che sono lontani, come per quelli che sono vicini».
L’espressione più alta di generosità è il dono integrale di sé. In occasione della Giornata Missionaria non posso fare a meno di rivolgermi in modo particolare ai giovani. Carissimi! Il Signore vi ha dato un cuore aperto a grandi orizzonti: non temete di impegnare interamente la vostra vita nel servizio di Cristo e del suo Vangelo! AscoltateLo mentre ripete anche oggi: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi».
Mi rivolgo, inoltre, a voi genitori. Mai venga meno nei vostri cuori la fede e la disponibilità, quando il Signore vorrà benedirvi chiamando un figlio o una figlia ad un servizio missionario. Sappiate rendere grazie! Fate anzi in modo che questa chiamata sia preparata con la preghiera familiare, con un’educazione ricca di slancio e di entusiasmo, con l’esempio quotidiano dell’attenzione agli altri, con la partecipazione alle attività parrocchiali e diocesane, con l'impegno nell’associazionismo e nel volontariato.

1995 «La Chiesa ha ricevuto il Vangelo come annuncio e fonte di gioia e di salvezza. L'ha ricevuto in dono da Gesù, inviato dal Padre ' per annunziare ai poveri un lieto messaggio'. L'ha ricevuto mediante gli Apostoli, da Lui mandati in tutto il mondo. Nata da questa azione evangelizzatrice, la Chiesa sente risuonare in se stessa ogni giorno la parola ammonitrice dell' Apostolo: 'Guai a me se non predicassi il Vangelo' ».
Annunciate Cristo con la Parola, annunciatelo con gesti concreti di solidarietà, rendete visibile il suo amore per l’uomo, ponendovi, con la Chiesa e nella Chiesa, sempre «in prima linea su queste frontiere della carità» dove «tanti suoi figli e figlie, specialmente religiose e religiosi, in forme antiche e sempre nuove, hanno consacrato e continuano a consacrare la loro vita a Dio donandola per amore del prossimo più debole e bisognoso».
L’annuncio coraggioso del Vangelo è affidato in modo speciale a voi giovani. A Manila vi ricordavo che il Signore «esigerà molte cose da voi; chiederà il massimo impegno di tutto il vostro essere nell’annuncio del Vangelo e nel servizio del suo Popolo. Ma non abbiate paura! Le sue richieste sono anche la misura del suo amore per ognuno di voi». Non lasciatevi intristire e impoverire ripiegandovi su voi stessi; aprite la mente e il cuore agli infiniti orizzonti della missione. Non temete! Se il Signore vi chiama a partire dalla vostra terra per andare verso altri popoli, altre culture, altre comunità ecclesiali, aderite generosamente al suo invito. Ed io vorrei ripetervi ancora una volta: «Venite con me nel Terzo Millennio a salvare il mondo».

1996 . «La missione è un problema di fede, è l’indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi». Fede e missione vanno di pari passo: più la prima è robusta e profonda, più si avvertirà il bisogno di comunicarla, condividerla, testimoniarla. Se, al contrario, si affievolisce, lo slancio missionario s' attenua e perde vigore la capacità di testimonianza. È sempre avvenuto così nella storia della Chiesa: la perdita di vitalità nella spinta missionaria è stata ogni volta sintomo di una crisi di fede. Ciò non accade forse perché manca la convinzione profonda che «la fede si rafforza donandola», che proprio annunziando e testimoniando Cristo si può ritrovare entusiasmo e riscoprire il cammino per una vita più evangelica? Possiamo dire che la missione è il più sicuro «antidoto» contro la crisi della fede. Attraverso l’impegno missionario, ogni membro del Popolo di Dio rinvigorisce la propria identità, comprendendo a fondo che non si può essere cristiani autentici senza essere testimoni.
L’identità del cristiano-testimone è connotata dalla presenza ineliminabile e qualificante della Croce. Senza di essa non può sussistere autentica testimonianza. La Croce è infatti condizione irrinunciabile per tutti coloro che decidono fermamente di seguire il Signore: «Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua». Tutti i testimoni di Dio e di Cristo, a cominciare dagli Apostoli, conoscono la persecuzione a causa di Lui: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi». È questa un’eredità che Gesù ha lasciato ai suoi e che ciascuno deve accogliere ed incarnare nella propria vita. Il Golgota è il passaggio obbligato per la Resurrezione.

1997 Gesù Cristo, l'inviato del Padre, il primo Missionario, è l'unico Salvatore del mondo. Egli è la Via, la Verità, la Vita: come lo era ieri, così lo è oggi e lo sarà domani, sino alla fine dei tempi, quando tutte le cose saranno per sempre in Lui ricapitolate. La salvezza è dono gratuito di Dio che sollecita la libera adesione dell'uomo: va, infatti, conquistata giorno per giorno "a prezzo di uno sforzo crocifiggente". E' necessaria, pertanto, la nostra personale, instancabile collaborazione mediante l'assenso docile della volontà al progetto di Dio. E' così che si arriva al sicuro e definitivo approdo che Cristo ci ha ottenuto con la Croce. Non c'è liberazione alternativa, grazie alla quale giungere al possesso della vera pace e della gioia, che, sola, può scaturire dall'incontro col Dio-Verità: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".
Esemplare risposta alla universale chiamata alla responsabilità nell'opera missionaria è quella data a suo tempo da santa Teresa del Bambino Gesù. La vicenda e l'insegnamento di Teresa sottolineano il legame strettissimo che esiste tra missione e contemplazione. Non può infatti esservi missione senza una intensa vita di preghiera e di profonda comunione col Signore e col suo sacrificio sulla Croce.
Non tutti sono chiamati a partire per le missioni: "Si è, infatti, missionari prima di tutto per ciò che si è, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa". Non è determinante il "dove", ma il "come". Si può essere autentici apostoli, e nel modo più fecondo, anche tra le pareti domestiche, nel posto di lavoro, in un letto di ospedale, nella clausura di un convento...: quel che conta è che il cuore bruci di quella divina carità che - sola - può trasformare in luce, fuoco e nuova vita per tutto il Corpo Mistico, fino ai confini della terra, non soltanto le sofferenze fisiche e morali, ma anche la fatica stessa della quotidianità.

1998 La consapevolezza che lo Spirito agisce nel cuore dei credenti e interviene negli eventi della storia invita all’ottimismo della speranza. Il primo grande segno di tale azione, che vorrei proporre alla comune riflessione, è paradossalmente la stessa crisi che attraversa il mondo moderno: un fenomeno complesso che, nella sua negatività, suscita spesso, per reazione, accorate invocazioni allo Spirito vivificante, svelando lo struggente desiderio della Buona Notizia di Cristo Salvatore presente nei cuori umani.
A fianco del risveglio religioso, è importante rilevare “l’affermarsi tra i popoli di quei valori evangelici che Gesù ha incarnato nella sua vita (pace, giustizia, fraternità, dedizione ai più piccoli)”. Se consideriamo la storia degli ultimi due secoli, ci rendiamo conto di come sia cresciuta nei popoli la coscienza del valore della persona umana e dei diritti dell’uomo e della donna, l’aspirazione universale alla pace, il desiderio di superare le frontiere e le divisioni razziali, la tendenza all’incontro tra popoli e culture, la tolleranza nei confronti di chi viene considerato diverso, l’impegno in azioni di solidarietà e di volontariato, il rifiuto dell’autoritarismo politico con il consolidarsi della democrazia e l’aspirazione ad una più equa giustizia internazionale in campo economico.
Lo Spirito è presente nella Chiesa e la guida nella missione alle genti. E’ consolante sapere che non noi, ma Egli stesso è il protagonista della missione. Questo dà serenità, gioia, speranza, coraggio. Non sono i risultati che debbono preoccupare il missionario, perché essi sono nelle mani di Dio: egli deve impegnarsi con tutte le sue risorse, lasciando che sia il Signore ad agire in profondità. Lo Spirito, inoltre, allarga la prospettiva della missione ecclesiale ai confini del mondo intero. A questo ci richiama ogni anno la Giornata Missionaria Mondiale, sottolineando l’esigenza di non circoscrivere mai gli orizzonti dell’evangelizzazione, ma di tenerli sempre aperti alle dimensioni dell’intera umanità.

1999 Padre nostro che sei nei cieli
Sia santificato il tuo nome
Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
Rimetti a noi i nostri debiti
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male


La Giornata Missionaria offre a ciascuno l'opportunità di meglio evidenziare la comune vocazione missionaria, che spinge i discepoli di Cristo a farsi apostoli del suo Vangelo di riconciliazione e di pace. La missione di salvezza è universale; per ogni uomo e per tutto l'uomo. E' compito di tutto il popolo di Dio, di tutti i fedeli. La missionarietà deve, pertanto, costituire la passione di ogni cristiano; passione per la salvezza del mondo e ardente impegno per instaurare il Regno del Padre.

2000 - Rivolgo, pertanto, uno speciale ed accorato appello a tutti i battezzati perché, con umile coraggio, rispondendo alla chiamata del Signore e alle necessità degli uomini e delle donne della nostra epoca, si facciano araldi del Vangelo. Penso ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai laici; penso ai catechisti e agli altri operatori pastorali che, a diversi livelli, fanno della missione «ad gentes» la ragione d'essere della propria esistenza, perseverando pur in mezzo a grandi difficoltà. La Chiesa è grata alla dedizione di coloro che, tante volte, "seminano tra le lacrime...". Sappiano che il loro sforzo e le loro sofferenze non andranno persi, ma costituiscono anzi il lievito che farà germinare nel cuore d'altri apostoli l'anelito a votarsi alla nobile causa del Vangelo. In nome della Chiesa li ringrazio e li incoraggio a perseverare nella loro generosità: Dio li ricompenserà abbondantemente.
Come non dedicare qui un ricordo speciale, carico di affetto e di commozione profonda, a tanti missionari, martiri della fede che, come Cristo, hanno dato la loro vita versando il proprio sangue? Sono stati innumerevoli anche nel secolo XX, in cui "la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri". Sì, il mistero della Croce è sempre presente nella vita cristiana.
Duemila anni dopo l'inizio della missione, sono ancora vaste le aree geografiche, culturali, umane o sociali in cui Cristo e il suo Vangelo non sono ancora penetrati. Come non sentire l'appello che emerge da questa situazione? Chi ha conosciuto la gioia dell'incontro con Cristo non può tenerla chiusa dentro di sé, deve irradiarla. L'evangelizzazione è un "aiuto" offerto all'uomo, giacché il Figlio di Dio si è fatto carne per rendere possibile all'uomo ciò che con le sole sue forze non potrebbe conseguire: "l'amicizia con Dio, la sua grazia, la vita soprannaturale, l'unica in cui possono risolversi le più profonde aspirazioni del cuore umano... La Chiesa annunziando Gesù di Nazareth, vero Dio e Uomo perfetto, apre davanti ad ogni essere umano la prospettiva di essere «divinizzato» e così diventare più uomo. E' questa l'unica via mediante la quale il mondo può scoprire l'alta vocazione a cui è chiamato e realizzarla nella salvezza operata da Dio".
Vasto è il campo e c'è ancora tanto da fare: è necessaria la collaborazione di tutti. Nessuno, in effetti, è così povero che non possa dare qualcosa. Si partecipa alla missione anzitutto con la preghiera, nella liturgia o nel segreto della propria camera, con il sacrificio e l'offerta a Dio delle proprie sofferenze. Questa è la prima collaborazione che ognuno può offrire. E' poi importante non sottrarsi al contributo economico, che è vitale per tante chiese particolari.

2001 - Frutto poi della contemplazione dei "fratelli più piccoli" è scoprire che ogni uomo, pur se in modo a noi misterioso, cerca Dio, perché da Lui creato ed amato. Così lo scoprirono i primi discepoli: "Signore, tutti ti cercano". E i "greci", in nome delle generazioni venture, esclamano: "Vogliamo vedere Gesù". Sì, Cristo è la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo: ogni uomo lo cerca "andando come a tentoni", spinto da un'attrazione interiore di cui neppure lui conosce bene l'origine. Essa è nascosta nel cuore di Dio, ove pulsa una volontà salvifica universale. Di essa Dio ci fa testimoni ed araldi. A questo fine ci invade, come in una nuova Pentecoste, col fuoco del suo Spirito, con il suo amore e con la sua presenza: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo".
In modo speciale, la chiamata alla missione acquista singolare urgenza, se guardiamo a quella porzione dell'umanità che ancora non conosce o non riconosce Cristo. Sì, cari Fratelli e Sorelle, la missione ad gentes è oggi più valida che mai. Conservo impresso nel cuore il volto dell'umanità che ho potuto contemplare nel corso dei miei pellegrinaggi: è il volto di Cristo riflesso in quello dei poveri e dei sofferenti; il volto di Cristo che riluce in quanti vivono come "pecore senza pastore". Ogni uomo e ogni donna hanno pieno diritto che siano insegnate loro "molte cose".
La missione è "annuncio gioioso di un dono che è per tutti, e che va a tutti proposto con il più grande rispetto della libertà di ciascuno: il dono della rivelazione del Dio-Amore che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito"... La Chiesa, pertanto, non si può sottrarre all'attività missionaria verso i popoli. e resta compito prioritario della missio ad gentes l'annuncio che è nel Cristo, "Via, Verità e Vita", che gli uomini trovano la salvezza". E' un invito per tutti, è un appello urgente a cui va data pronta e generosa risposta. Occorre andare! Occorre mettersi in cammino senz'indugio, come Maria, la Madre di Gesù; come i pastori destatisi al primo annunzio dell'Angelo; come la Maddalena alla vista del Risorto. "Il nostro passo, all'inizio di questo nuovo secolo, deve farsi più spedito nel ripercorrere le strade del mondo ... Il Cristo risorto ci ridà come un appuntamento nel Cenacolo, dove la sera del "primo giorno dopo il sabato", si presentò ai suoi per "alitare" su di loro il dono vivificante dello Spirito e iniziarli alla grande avventura dell'evangelizzazione".

2002 - La missione evangelizzatrice della Chiesa è essenzialmente l'annuncio dell'amore, della misericordia e del perdono di Dio, rivelati agli uomini mediante la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore. E' la proclamazione della lieta notizia che Dio ci ama e ci vuole tutti uniti nel suo amore misericordioso, perdonandoci e chiedendoci di perdonare a nostra volta agli altri anche le offese più gravi. E' questa la Parola della riconciliazione, che ci è stata affidata perché, come afferma san Paolo, "è stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione". Sono questi l'eco e il richiamo al supremo anelito del cuore di Cristo sulla croce: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
La Croce, in cui già riluce il volto glorioso del Risorto, ci introduce nella pienezza della vita cristiana e nella perfezione dell'amore, poiché rivela la volontà di Dio di condividere con gli uomini la sua vita, il suo amore e la sua santità. A partire da questo mistero, la Chiesa, memore delle parole del Signore: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste", comprende sempre meglio che la sua missione non avrebbe senso se non conducesse alla pienezza dell'esistenza cristiana, cioè alla perfezione dell'amore e della santità. Dalla contemplazione della Croce impariamo a vivere nell'umiltà e nel perdono, nella pace e nella comunione. Questa è stata l'esperienza di san Paolo, che scriveva agli Efesini: "Vi esorto io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace". Ed ai Colossesi aggiungeva: "Rivestitevi come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo".

2003 - Santità e missione sono aspetti inscindibili della vocazione di ogni battezzato. L’impegno a diventare più santi è strettamente collegato con quello a diffondere il messaggio della salvezza. "Ogni fedele - ricordavo nella Redemptoris missio - è chiamato alla santità e alla missione". Contemplando i misteri del Rosario, il credente è incoraggiato a seguire Cristo e a condividerne la vita sino a poter dire con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me".
In nessuna epoca la Chiesa ha avuto tante possibilità di annunciare Gesù come oggi, grazie allo sviluppo dei mezzi della comunicazione. Proprio per questo la Chiesa è oggi chiamata a far trasparire il Volto del suo Sposo con una più rilucente santità. In questo sforzo, non facile, sa di essere sostenuta da Maria. Da Lei ‘impara’ ad essere ‘vergine’, totalmente dedicata al suo Sposo, Gesù Cristo, e ‘madre’ di molti figli che genera alla vita immortale.
A tutti vorrei suggerire di intensificare la recita del Santo Rosario, a livello personale e comunitario, per ottenere dal Signore quelle grazie di cui la Chiesa e l’umanità hanno particolare necessità. Invito proprio tutti: bambini e adulti, giovani e anziani, famiglie, parrocchie e comunità religiose.
Tra le tante intenzioni, non vorrei dimenticare quella della pace. La guerra e l’ingiustizia hanno il loro inizio nel cuore ‘diviso’. "Chi assimila il mistero di Cristo - e il Rosario proprio a questo mira -, apprende il segreto della pace e ne fa un progetto di vita". Se il Rosario batterà il ritmo della nostra esistenza, potrà diventare strumento privilegiato per costruire la pace nel cuore degli uomini, nelle famiglie e tra i popoli. Con Maria tutto possiamo ottenere dal Figlio Gesù. Sorretti da Maria, non esiteremo a dedicarci con generosità alla diffusione dell’annuncio evangelico sino agli estremi confini della terra.

2004 - Attorno a Cristo eucaristico la Chiesa cresce come popolo, tempio e famiglia di Dio: una, santa, cattolica e apostolica. Al tempo stesso, essa comprende meglio il suo carattere di sacramento universale di salvezza e di realtà visibile gerarchicamente strutturata. Certamente “non è possibile che si formi una comunità cristiana, se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia”. Al termine di ogni santa Messa, quando il celebrante congeda l’assemblea con le parole “Ite, Missa est”, tutti debbono sentirsi inviati come “missionari dell’Eucaristia” a diffondere in ogni ambiente il grande dono ricevuto. Chi, infatti, incontra Cristo nell'Eucaristia non può non proclamare con la vita l’amore misericordioso del Redentore.
Nell’Eucaristia riviviamo il mistero della Redenzione culminante nel sacrificio del Signore, come viene rimarcato dalle parole della consacrazione: “il mio corpo che è dato per voi...[il] mio sangue, che viene versato per voi”. Cristo è morto per tutti; è per tutti il dono della salvezza, che l’Eucaristia rende presente sacramentalmente nel corso della storia: “Fate questo in memoria di me”. Questo mandato è affidato ai ministri ordinati mediante il sacramento dell’Ordine. A questo banchetto e sacrificio sono invitati tutti gli uomini, per poter così partecipare alla stessa vita di Cristo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”. Nutriti di Lui, i credenti comprendono che il compito missionario consiste nell’essere “un’oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo”, per formare sempre più “un cuor solo e un'anima sola” e diventare testimoni del suo amore sino agli estremi confini della terra.

Maria, “il primo tabernacolo della storia”, ci addita e ci offre Cristo, nostra Via Verità e Vita. Se “Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia”.


Nessun commento:

Posta un commento