Dialogo Ecumenico


 Ut unum sint!
per l'unità di tutti i cristiani


Alla fine del maggio 1995 uscì Ut unum sint, la prima enciclica dedicata all’Ecumenismo in tutta la storia della Chiesa. Papa Giovanni Paolo II indicava ai cristiani la meta per il 2000:

"Ritroviamo l’unità! sotto l’azione dello Spirito Santo".

L’Ecumenismonon è una qualche appendice che si aggiunge all’attività tradizionale della Chiesa...al contrario essa appartiene organicamente alla sua vita: credere in Cristo significa l’unità”. “Questa unità non può significare ritorno degli altri cristiani alla Chiesa cattolica, ma conversione di tutte le Chiese a Cristo”, come già si esprimeva papa Giovanni XXIII:

"un solo Corpo e un solo Spirito".

E se agli occhi degli uomini questo sembra impossibile, il Papa, sperando contro ogni speranza, ha voluto predisporre tutto perché il Signore compisse l’unità di tutti i suoi discepoli che, allora come oggi, pur nella comunione di un unico battesimo, vivono in Chiese separate, a volte ancora ostili tra loro. Era un preciso impegno del Vescovo di Roma, “che svolgo con convinzione profonda” scriveva il Papa. Chi avrebbe mai immaginato che tutto questo sarebbe venuto dal Papa polacco, tacciato di “voler imporre le sue certezze e di aver raggelato il dialogo ecumenico”? E’ proprio vero che Dio confonde i pensieri degli uomini.

Il Papa aprì una porta proprio su ciò che costituiva la maggior difficoltà per le altre Chiese cristiane, cioè il primato del Vescovo di Roma, “la cui memoria è segnata da vicende dolorose, per le quali, con il suo predecessore Paolo VI, [il Papa] chiede perdono” e si impegnò perfino a “convertire” anche l’istituzione del papato. Senza mettere in discussione la sostanza del “primato del sucessore di Pietro, segno visibile e garante dell’unità dei credenti, dal momento che questo può costituire una difficoltà per la maggior parte dei cristiani, [il Papa] è disposto a trovare una forma di esercizio del Primato che si apra a una situazione nuova” e chiese alle altre Chiese di studiare come esso possa diventare meglio strumento per la comunione.

Il punto forte deve essere la comunione nella santità, come conseguenza dell’unico battesimo. “I martiri ortodossi, protestanti, anglicani, cattolici sono tutti testimoni di Cristo e rappresentano con la loro santità un polo di attrazione verso l’unità... Se si può morire per la fede nelle diverse Chiese, allora si può raggiungere l’unità della fede che esige di dare la vita per Cristo”.
Il nuovo documento fu accolto con entusiasmo dalle comunità ortodosse, anglicane e protestanti. La speranza era di arrivare al 2000 se non uniti, certo meno divisi tra cristiani...

perché il mondo creda (Gv 17,20-26).



Ricevete il Corpo e il Sangue di Cristo.
Voi siete sue membra.
Per non disgregarvi, mangiate questo vincolo
di unità.
Per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro
riscatto
                   (S.Giovanni Crisostomo)



Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani 2014
Celebrazione ecumenica della parola di Dio

In occasione della bella esperienza vissuta il 23 gennaio per la serata di preghiera Ecumenica, erano con noi quest'anno la Pastora Dorothee Mack della Chiesa Valdese a Milano e Padre Traian Valdman Decano del decanato Ortodosso Ro-meno Lombardia Centro Sud. La celebrazione si è svolta in un clima di intensa spiritualità e comunione; dopo aver vissuto un momento di preghiera penitenziale, abbiamo ascoltato tre brani di Parola di Dio. Un secondo momento molto significativo è stato quello dello scambio ecumenico di doni spirituali.  Dopo la professione di Fede sono stati portati all’altare e accolti dai celebranti i doni che ciascuna Chiesa ha sentito di condividere con gli altri: la Chiesa Ortodossa ha donato una Icona del Pantocratore a noi Cattolici, la Chiesa Valdese ha donato a P. Valdman la nuova edizione della Bibbia e noi Cattolici abbiamo donato alla pastora Mack un cero acceso segno della presenza di Cristo Risorto e vivo in mezzo a noi.



Lettura del profeta Isaia (57, 14-19)
"Spianate la terra, preparate la via, levate gli ostacoli dalla strada dove passa il mio popolo … Io abito lassù e sono santo, ma sto con gli oppressi e gli umili per dar loro forza e speranza."
Meditazione della pastora Dorothee Mack
Cari fratelli e care sorelle,

la mia breve riflessione fa riferimento alla prima lettura biblica che abbiamo ascoltato questa sera tutti insieme, tratta dall’ Antico, o meglio dal Primo Testamento, dal libro del profeta Isaia.

Sono parole forti che sono state pronunciate per la prima volta in un periodo particolare della storia del popolo d’Israele subito dopo il suo ritorno a casa dall’esilio in Babilonia.

Dio sa che il suo popolo, per riuscire ad organizzare una buona convivenza tra tutti nella terra d’Israele, ha bisogno del suo aiuto.

Perciò promette che egli stesso interverrà per guarire il suo popolo, per guidarlo, per confortarlo e per dare la vera pace, che non è pensabile senza il diritto e la giustizia, la pace, dalla quale nessuno dovrà essere escluso.

Quali saranno state le malattie dalle quali il popolo di Dio, tornato dall’esilio, aveva bisogno di guarire?

I nostri versetti ne evidenziano due: l’avidità e l’oppressione.

E quali sono le malattie dalle quali dobbiamo essere guarite noi?

Noi cristiani, che facciamo parte del popolo di Dio da quando Gesù Cristo ci ha chiamati a seguirlo?

Oggi siamo venuti qui, in occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Siamo qui per chiedere a Dio di essere guariti dalla nostra malattia della divisione.

Ogni confessione cristiana è chiamata a riflettere sulle cause della malattia della divisione.

Ci dobbiamo chiedere: in quale modo ostacoliamo noi, protestanti, cattolici ed ortodossi l’unità dei cristiani? Quali sono i nostri atteggiamenti malati nei confronti degli altri?

Quali sono gli ostacoli tra di noi che devono ancora essere levati, affinché possiamo continuare a camminare verso la terra della pace, che è la terra della nostra unità, quell’unità che non significa uniformità, ma pluralità e diversità riconciliata.

La preghiera di pentimento all’inizio di questa celebrazione aveva menzionato alcuni di questi ostacoli per l’unità, come il nostro orgoglio, come il nostro essere ripiegati su noi stessi, come la nostra mancanza di entusiasmo, come la nostra mediocrità. Ognuno di noi, ne potrà aggiungere ancora altri.Ogni nostra chiesa ne ha sviluppati, lungo i secoli, diversi.

Il bello è che, nel mezzo della riflessione sui nostri atteggiamenti malati, Dio promette anche noi, che un giorno saremo guariti e che la nostra guarigione non dipenderà soltanto dai nostri sforzi che riusciremo a fare e dai nostri progressi ecumenici, ma anche e soprattutto da un suo intervento potente nella nostra vita.

Le parole di Isaia danno ancora un’ulteriore importante indicazione su ciò che siamo chiamati a fare lungo il cammino verso la pace tra di noi, verso la nostra unità.

Esse sottolineano il fatto, che Dio sta con gli oppressi e con gli umili per dare loro forza e speranza e che, quindi, anche noi, per stare con Dio, per essere in cammino con Dio, dobbiamo stare con loro.

In questa prospettiva, per stare con gli oppressi e con gli umili, e per farlo tutti insieme, all’interno del consiglio delle chiese cristiane di Milano, è nata l’idea della Diaconia ecumenica milanese, e cioè di un progetto sociale per i più deboli della nostra città condiviso da tutte le chiese presenti nel consiglio.

Nei prossimi mesi proveremo a realizzare un progetto di coordinamento di volontari provenienti dalle nostre chiese, per offrire aiuti a persone bisognose, dal piccolo intervento pratico, al tenere compagnia fino al piccolo aiuto economico.

In attesa di essere guariti dalla nostra malattia della divisione, vogliamo, dunque, mettere insieme le nostre forze per offrire piccoli interventi di consolazione, di conforto, di sostegno, per testimoniare a questa nostra città, tutti insieme, che Dio è in particolare modo con gli oppressi e con gli umili e quindi anche noi, come chiese cristiane.

Che Dio ci sostenga, benedica il nostro progetto, e ci guidi lungo il cammino verso l’unità.

Amen


Lettura di S. Paolo apostolo ai Corinzi (1, 1-17)
"Se uno di voi dice: «Io sono di Paolo»; un altro: «Io di Apollo»; un terzo sostiene «Io sono di Pietro»; e un quarto afferma: «Io sono di Cristo». Ma Cristo non può essere diviso!"
Meditazione del padre Traian Vadman
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

Siamo grati alla Parrocchia Sant Ildefonso di Milano per aver organizzato questa serata ecumenica. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani esprime in modo incisivo la coscienza che la situazione di divisione in cui ci troviamo è anomala. E’ necessario invocare insieme Dio per ricuperare l’unità perduta, affinché ci dia Lui l’unità come dono, che ci aiuti Lui a fare nostra la preghiera del Signore e Salvatore Gesù Cristo “ut unum sint.

Quest’anno, 2014, meditiamo sul tema proposto da una commissione ecumenica delle Chiese del Canada “Cristo non può essere diviso!” (I Corinzi 1, 1-17). Il testo è rivolto da san Paolo alla Chiesa che nasce a Corinto, capitale della Grecia centrale e meridionale, allora importante centro commerciale, culturale e religioso. In quel tempo gli spiriti colti si mettevano al seguito dei filosofi di loro gradimento; altri si attaccavano alla maniera personale al maestro religioso… i cristiani si richiamavano a tale o tal altro missionario… Così facendo mettono in pericolo l’unità della Chiesa fondata sopra l’unico Vangelo del Cristo, cioè la sua parola, la sua passione, la sua risurrezione, la sua presenza in mezzo agli uomini (La Bibblia, Prima lettura di P. Vanetti, Editrice Principato, Roma 1984, p. 575).

D’altra parte, dopo la partenza di Paolo da Corinto dove aveva fondato la Chiesa locale, nella città arrivano altri predicatori del Vangelo, tra i quali il giudeo alessandrino Apollo che impressiona gli ascoltatori con le sue conoscenze bibliche e filosofiche e con il suo talento oratorio. Alcuni lo seguono e abbracciano il valore della retorica e della filosofia ellena come base per la catechesi cristiana. Si dicono con enfasi di essere “di Apollo”. Altri predicatori giudaizzanti, con una certa ostilità nei confronti di Paolo, dichiarano che riconoscono come autentica soltanto l’autorità di Pietro e degli altri apostoli. Essi si dicono di essere “di Pietro”. Altri ancora difendono l’autorità del fondatore della Chiesa di Corinto e si presentano essere “di Paolo”. Un altro gruppo pretende che appartiene direttamente a Cristo mediante un legame più intimo e più diretto che quello mediato dagli apostoli. Essi si dicono di essere “di Cristo” (N.I. Nicolaescu ed altri, Studiul Noului Testament, Bucuresti 1977, pp. 128-130).

Quando sente delle divisioni che agitano i cristiani di Corinto, Paolo invia loro questa Lettera per aiutarli a rendersi conto che, sebbene avessero preservato la fede, tra di loro manca il legame della carità che mette in pericolo l’unità ecclesiale. Egli afferma con forza che in Gesù Cristo non sono più un popolo qualsiasi, ma sono diventati “popolo di Dio”; non isolati, bensì in comunione “con tutti quelli che, ovunque si trovino, invocano il nome di Gesù Cristo” (cf. 1 Cor. 1, 1-3). In più, Dio, per mezzo di Gesù Cristo, ha arricchito i suoi membri con tutti i doni necessari: „tutta la predicazione e tutta la conoscenza”. Perciò non hanno bisogno di altri doni, magari più eclatanti, e né di dividersi nel contraporre la qualità o l’importanza dei diversi doni. Il nostro autore interviene con tono deciso: “Fratelli, in nome di Gesù Cristo, nostro Signore, vi chiedo che viviate d’accordo. Non vi siano contrasti e divisioni tra voi, ma siate uniti: abbiate gli stessi pensieri e le stesse convinzioni” (La Bibbia in lingua corrente, LDC Torino/ABU Roma, 1985. Vedi anche la versione della CEI del 2009 Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo - Milano).

Questa esortazione è alquanto valida anche oggi, perché le diverse aree cristiane sono divise perché si sentono più legate alcune a Pietro, altre a Paolo e altre a Giovanni. La nostra divisione divide Cristo, la nostra divisione contradice l’unità della fede, la nostra divisione non tiene conto del fatto che esiste un unico battesimo. Il problema non è rifiutare i doni degli altri ma di accoglierli, gioire per i doni che Dio riversa sui fratelli di altre tradizioni. Così ci arrichiamo a vicenda con tutti i valori che durante la storia ogni chiesa ha coltivato in modo speciale. L’essenziale della fede, dove tutti i cristiani possono trovare la loro unica fonte, è Cristo stesso, che è stato crocifisso per noi e nel nome del quale siamo battezzati. Perciò siamo chiamati a non invocare il nome di Cristo per erigere mura intorno a noi, bensì per creare unità nella diversità, cioè nella comunione (Presentazione del libretto della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dell’anno 2014). Siamo chiamati a trovare l’accordo sui problemi che solleva il mondo moderno, a coltivare il dialogo, a superare le divisioni esistenti e ad evitare a creare delle nuove.

Per rispondere all’esortazione paolina basterebbe mettere in pratica alcuni princìpi già acquisiti e sintetizzati nella Charta Oecumenica: tenere unite la preghiera e l’impegno per l’unità; proseguire il dialogo per ricuperare l’unità della fede espressa nel simbolo niceno-costantinopolitano; operare ed evangelizzare insieme per evitare una dannosa concorrenza ed eventuale proselitismo.

Preghiamo il Signore ad illuminarci e a fare nostra la convinzione di Paolo, secondo cui Cristo non può essere diviso e di conseguenza neanche il suo corpo costituito dalle nostre Chiese.


Lettura del Vangelo di Marco (Mc 9, 33-41)
«Se uno vuol essere il primo, deve essere l’ultimo di tutti e il servitore di tutti. | Chi accoglie uno di questi bambini per amor mio accoglie me.»
Meditazione di don Antonio Sughi
È interessante l’inizio di questo brano nel quale si incontra Gesù in casa che parla con i suo discepoli. Questo particolare, forse poco rilevante, ci rivela invece l’attenzione e la cura che Gesù pone a momenti di raccoglimento, di intimità con lui e tra di noi. Il tema centrale del nostro brano è certamente quello che ruota in-torno al pensiero dei discepoli su "Chi fosse il più grande"! E’ la nostra tentazione di sempre, il desiderio di primeggiare, di essere protagonisti, dell’avere onori e riconoscimenti

Mi domando, perché ci capita questo?...Forse perché non ci sente amati a sufficienza, realizzati, contenti. Forse perché siamo troppo legati alle logiche del mondo e non alla Parola del Vangelo e non al Signore Gesù. Ecco allora che Gesù ci indica la strada per essere sereni, per stare bene, per realizzare la nostra vita … fare come Lui: metterci a servizio, farci piccoli, essere accoglienti.

La parola evangelica del servizio e dell’accoglienza favorisce la persona umana nel suo crescere fraterno e costruisce cammini di comunione e di unità.

Il nome di Gesù è luogo di unità e non di divisione! Anche il gesto più piccolo fatto nel nome di Gesù è motivo di salvezza. Il discepolo è colui che ha smesso di agire in nome proprio, personale o collettivo, ma si unisce a Cristo e vive come Lui, secondo il suo nome e nella sua Parola tracciando così cammini di Unità.




Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani 2013
Celebrazione ecumenica della parola di Dio

Come da qualche anno ci siamo riuniti giovedì 24 gennaio nella Chiesa di S. Ildefonso con il Pastore Platone della Chiesa Valdese di Milano e Don Antonio, nostro parroco e decano, per la celebrazione Ecumenica della Parola di Dio.

Tradizionalmente il Gruppo Missionario di S. Ildefonso organizza la preghiera ecumenica. Quest'anno, il momento di preghiera ha coinvolto tutto il Decanato Sempione restando la partecipazione naturalmente aperta a chiunque lo desiderasse.

Il momento, come i precedenti con il Pastore Eckert e Padre Mackar, ha rappresentato un'occasione forte per pregare per l’unità che Cristo desidera per la sua Chiesa, per iniziare a demolire i muri di divisione fra noi e dentro di noi.

Lo spunto di meditazione e preghiera di quest’anno è stato offerto dai cristiani dell’India nel segno dell’amorevole benevolenza che è propria della loro tradizione culturale.



Il Pastore Platone, prendendo spunto dalla lettura del profeta Michea, ha messo in evidenza come il rapporto tra Dio ed il suo popolo sia un percorso ininterrotto della sua misericordia verso l’uomo che favorisce la conversione.

Camminando e celebrando insieme, ci possiamo accorgere che l’unità che condividiamo nelle nostre comunità è una profonda testimonianza di fede e di speranza nel Vangelo è un valore che ci unisce nelle nostre complesse, seppur ricche, diversità.

La celebrazione si è conclusa con un segno di condivisione, tipico nelle comunità indiana Dalit, che in questo caso è consistito nella distribuzione di germogli di prossima fioritura, che simboleggiano la nostra chiamata alla speranza e al cambiamento.

È stata una piacevole sorpresa incontrare anche qualche volto nuovo, persone inattese, rispetto ai classici gruppi di cui è ricca la nostra comunità, che si sono dimostrate felici della preghiera comune e desiderosi di proseguire sulla strada della comunione e dell’unità.

Un momento informale di festa e ulteriore conoscenza ha visto in oratorio radunati tutti quanti, sensibili nei confronti della “questione ecumenica”, sono stati presenti alla celebrazione.



Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani 2012
Celebrazione ecumenica della parola di Dio

La sera di martedì 24 gennaio la comunità di Sant’Ildefonso ha celebrato con una condivisione ecumenica della parola di Dio la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani.
Ci siamo riuniti a testimoniare la volontà comune di tutti i Cristiani a voler realizzare quell’unità dei credenti cui siamo chiamati da Cristo affinché il mondo possa credere al messaggio del Vangelo: che la pace, la libertà, i diritti umani, la salvaguardia del creato sono possibili nella parola di Dio.


Alla presenza del pastore Ulrich Eckert della Chiesa Cristiana Protestante in Milano e di don Antonio, nostro parroco, si è riflettuto sulle scritture proposte dal CECC (Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane) di cui facciamo parte come Chiesa Ambrosiana.
Centro della riflessione del pastore Eckert è stata la lettura dalla prima Lettera dell'apostolo Paolo ai Corinzi che recita: Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore.
È questa la buona novella: Cristo con la sua venuta, con la sua parola, il suo sacrificio e la sua risurrezione ci ha riscattato dalla corruzione della nostra debolezza e ci ha accomunato a Lui in una vita che non muore compiendo quel che dice la Bibbia: la morte è distrutta! La vittoria è completa. O morte, dove è la tua vittoria?
Don Antonio a commento del Vangelo e del libro di Abacuc ha ribadito che la dimensione escatologica dell’esistenza umana è la vita eterna cui si può accedere solo grazie al sacrificio di Cristo nella cui  luce il nostro lavoro non andrà perduto.
Come proposto dalla Chiesa Cattolica, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, che hanno suggerito questo gesto, i presenti hanno spezzato del pane azzimo che era stato portato all’inizio della celebrazione ai piedi dell’altare assieme alla Croce e alla Bibbia.
Ognuno ne ha offerto un frammento all’altro come gesto di unità, amore e perdono fra le persone a cui Cristo ha donato la salvezza.
Come gesto concreto di attenzione ai fratelli nella fede sono state raccolte delle offerte da destinare al sostegno della Chiesa Copta Ortodossa in Egitto.
Un momento informale di festa e ulteriore conoscenza ha visto in oratorio radunati quanti, sensibili nei confronti della questione ecumenica, sono stati presenti alla celebrazione.


È stata una piacevole sorpresa incontrare i soliti noti, ma anche qualche volto nuovo, persone inattese, rispetto ai classici gruppi di cui è ricca la nostra comunità, che si sono dimostrate felici della preghiera comune e desiderosi di proseguire sulla strada della comunione e dell’unità.
Questo ci  incoraggia a proseguire in questi incontri che negli anni passati abbiamo proposto con  varie iniziative che abbiamo realizzato con Ortodossi e Protestanti.
La nostra comunità, che ha accolto finora questi incontri, può anche prevedere di recarsi nei luoghi di preghiera dei fratelli a incontrarli ed a conoscerli meglio contribuendo così ad abbattere quelle distanze fra le confessioni che non ci dovrebbero essere e non sono mai state volute da Cristo: ut unum sint… (Gv. 17,22)





Riflessioni sulla serata di incontro con il Pastore Luterano Ulrich Eckert
Per conoscenza ed approfondimento della Chiesa Protestante
Mercoledì 11 novembre 2009

In tutte le famiglie ci sono dei momenti in cui non si riesce ad andare d'accordo, vuoi per discussioni politiche, vuoi per ragioni più frivole o più semplicemente perché riteniamo di aver ragione noi - e l’altro si arrangi. E si cerca di non rivolgere più la parola all'altro.

Poi, magari anche solo dopo pochi minuti, ci si pente, o più semplicemente non ci si ricorda più perché avevamo litigato… o, anche, ci si rende conto che forse i diversi punti di vista dello stesso problema possono anche essere visti da più angolature, e che le "differenze" possono anche essere accettabili.

La difficoltà, poi, sta nell'approcciare le persone con cui abbiamo litigato, senza perdere la faccia; in qualche modo, il nostro orgoglio ci frena. Quando finalmente riusciamo a riconciliarci con i parenti, ecco che ne proviamo una grande gioia e ci dispiace per quello che è successo; le posizioni magari rimangono le stesse, ma ci si guarda con rispetto e simpatia. Questo si chiama "Ecumenismo".

Così la Commissione Missionaria dallo scorso anno, pur mantenendo viva la propria connotazione verso la missione "ad Gentes" (o forse proprio seguendo questa inclinazione), ha cercato di avvicinarsi ad una migliore conoscenza di chi ci sta a fianco da sempre, ma non abbiamo mai avuto idea di come prendere contatto.

Lo scorso anno, con il primo degli "incontri ecumenici" che abbiamo deciso di organizzare, avevamo incontrato la Comunità Russo-Ortodossa di Padre Makar, che ci aveva anche fatto la sorpresa di portare il suo coro.

Sull'onda di questo primo incontro, ecco che quest'anno la nostra attenzione si è rivolta ai protestanti (riunendo sotto questo appellativo diverse confessioni).

Per aiutarci in questo momento di conoscenza, è intervenuto il Pastore della chiesa Luterana di Milano, il pastore Eckert, che ci ha guidato in alcuni momenti anche storici, delle grandi divisioni intervenute nella Chiesa Cristiana. Il tempo tiranno ci ha interrotto troppo presto, ma la serata - terminata con un gustoso rinfresco - è stata decisamente piacevole.

Lasciamo ora spazio ad alcune riflessioni di chi ha partecipato…
(Marco)                                

 
La commissione Missionaria di S. Ildefonso dallo scorso anno ha intrapreso un cammino ecumenico di conoscenza e dialogo con i fratelli delle altre chiese cristiane: questo ci ha consentito un’apertura di orizzonti ed ha suscitato uno spirito di ricerca ed approfondimento nella libertà di pensiero e di espressione che ci ha portato a guardare con più vivo interesse prima il mondo ortodosso ed ultimamente le grandi personalità dei riformatori.
In particolare l’incontro cordiale ed aperto con il pastore luterano Ulrich Eckert della Chiesa Cristiana Protestante in Milano ci ha permesso di avvicinarci alla figura di Lutero, al suo amore per le Sacre Scritture, alla sua maturazione del concetto di libertà di coscienza e responsabilità personale nel rapporto uomo - Dio.
Ricordiamo che il confronto col mondo delle Chiese Riformate attuato nell’ambito del Vaticano II ha portato a quell’orientamento ecumenico nel quale le rigide diversità si sono aperte all’impaziente esigenza di riscoprire ciò che di comune è sopravvissuto sia nelle convinzioni teologiche che nelle strutture rituali.
Man mano che si conosce la fede dei fratelli le divergenze non ci spaventano, anzi ci spingono all’approfondimento ed al dialogo per una miglior comprensione e valorizzazione di ciò che ci unisce.
Il pregare insieme, uniti nella speranza dello stesso Risorto, ci porta ad iniziare a comprendere lo Spirito di Amore e Verità che è al di sopra delle nostre dispute e frammentazioni e ci fa intuire la bellezza di una casa comune di tutti i Cristiani nella molteplicità del modo di vivere la stessa fede.

        Ermi e Giorgio
 

Le mie impressioni sull’incontro con il Pastore sono state decisamente positive, certo il mio entusiasmo  è forse condizionato dal fatto che questo non era il primo incontro con i fratelli delle Chiese non cattoliche; Anne la nostra insegnante, che ha seguito per tre anni la preparazione musicale del nostro coro, apparteneva alla Chiesa Evangelica metodista e tramite lei siamo entrati in contatto con le  tradizioni, la cultura e l’amore per il Padre dei nostri amici cristiani. Con lei abbiamo partecipato alla “Preghiera per l’unità dei Cristiani” che riuniva tutti i cori delle diverse Chiese (Cattolica, Luterana, Ortodossa Russa, Metodista, ecc.): esperienza decisamente esaltante e molto sentita.
Ciò che mi ha colpita in prima battuta incontrando il pastore è stato il suo modo sincero ed immediato di rispondere alle nostre domande, a volte anche un po’ provocatorie e non sempre imparziali.
Dell’incontro mi è rimasta la consapevolezza che sono molti di più gli elementi che ci avvicinano, rispetto a quelli che ci separano.
Ho elaborato inoltre alcune considerazioni che mi spiegano dei punti, prima non chiari:
1)   Spesso coloro che nella Chiesa Cattolica auspicano il matrimonio dei sacerdoti, prendono come esempio i pastori protestanti, per trovare una giustificazione alla loro proposta, ma le due cose non sono assolutamente correlabili in quanto mentre il sacerdozio è un Sacramento, l’elezione di un pastore non è un Sacramento.
2)   Pur avendo un alto concetto della capacità del singolo di rapportarsi con la Sacra Scrittura e con il Padre, hanno una concreta percezione della fragilità umana e della possibilità di sbagliare, per cui sono più propensi a cambiare precetti e regole ecclesiastiche. Questo però li ha portati nel tempo ad un’eccessiva frammentazione, cosa di cui ora hanno acquisito consapevolezza.
Il dubbio che invece mi è rimasto riguarda il loro concetto sulla funzione dello Spirito Santo e della Sua opera all’interno delle Chiese e delle comunità dei fedeli (che tra l’altro per loro coincidono).

                     Patrizia


L'idea suggerita poco più di un anno fa da alcuni nuovi componenti della Commissione Missionaria Parrocchiale di entrare in contatto con chi professa fedi diverse dalla nostra, in un primo tempo non aveva ricevuto un'accoglienza entusiastica.
Poi aveva preso corpo l'ipotesi di incontrare in prima istanza i nostri Fratelli "separati".
Grazie al prezioso contributo della dottoressa Covini e della nostra amica Rosa Belluzzo, per diverse settimane ci siamo documentati sulla storia delle Chiese e sui motivi che hanno portato alle tante divisioni. Poi abbiamo pensato di strutturare il nostro percorso incontrando prima i più vicini (i più "prossimi"), per arrivare pian piano ai meno vicini.
Un anno fa circa siamo riusciti a incontrare Padre Makar, della Chiesa russa Ortodossa. Qualche settimana fa il Pastore Eckert, della Chiesa Evangelica Luterana.
Personalmente mi ha fatto molto bene prepararmi a questi incontri, perché bene o male sono stato "costretto" a interrogarmi sul mio modo di credere. La forte componente meditativa dei fratelli Ortodossi, la grande capacità di ascolto della Parola dei fratelli Protestanti, mi hanno fatto riflettere profondamente su quanto spesso il mio modo di vivere all'interno della Chiesa Cattolica rischia di diventare puro attivismo: la riunione della commissione, le prove del coro, la preparazione della liturgia, e così via.
Non posso che ringraziare i componenti della commissione, perché finalmente siamo riusciti a fermarci a studiare e a riflettere, e non solo sulla fede degli altri, ma soprattutto sulla nostra fede..
Adesso non mi resta che continuare, da solo e in compagnia, ad approfondire questi temi nella vita concreta.

Sergio




Cara Rosa,



ho letto le “impressioni” sulla serata con Eckert. Le trovo molto belle perché mostrano il percorso compiuto da tutti nella conoscenza degli altri cristiani verso un reciproco rispetto. Così si fa pastorale ecumenica e così il Regno cresce già qui e ora. Merito soprattutto tuo e… dello Spirito Santo. Bello poi che questo avvenga attraverso “missionari” a 100 anni dalla conferenza missionaria di Edimburgo.



Parlerò di questo anche a don Gianfranco. Nel frattempo ti giunga un caro saluto e un grande augurio da Adelfio, Chiara, Gianfranco e… anche da me. Continua così!



Porta i nostri saluti e complimenti anche alla Commissione.



Fabio Ballabio

Uff.dialogo per l'ecumenismo


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