Contenuta all’interno di un antifonale riposto sulle panche della nostra Chiesa, era conservata questa immaginetta, ricordo di un gesto missionario compiuto molti anni fa da coloro che avevano costituito il nostro Gruppo Missionario.
Questo gesto che per mantenersi vivo dovrebbe ripetersi ogni giorno, per richiamare ciascuno a fornire il proprio contributo là dove ci si trova, ponendosi al servizio degli altri e cercando sempre di recuperare la forza per progredire e per difendere quello in cui si crede; è forse questa l’essenza della missione: far sentire amato il nostro prossimo, perché, attraverso il nostro annuncio della Parola, i nostri atti di buon cuore e il nostro sorriso, sia reso partecipe dell'Amore che Dio ha per lui e Lo conosca!
La particolarità di Teresa, Patrona delle Missioni, fu proprio quella di essere una personalità teologica (unica al femminile, come tra i Santi lo è solo San Paolo): non fondò alcun ordine religioso, bensì modellò la sua intera esistenza alla stregua di una perfetta opera d'arte e, allo stesso modo di S. Paolo che invitava tutti i cristiani a imitarlo (come lui aveva imitato Gesù), promise di voler passare il suo Cielo insegnando agli uomini a voler bene al Signore come lei lo aveva amato.
E poi aggiungeva: Così tutti mi vorranno bene! (praticamente come la Madonna quando aveva esultato: "D'ora in poi tutte le generazioni mi proclameranno Beata!").
La Piccola Via di Santa Teresina somiglia all’atteggiamento che adottano i bambini per farsi voler bene e accarezzare dalle mamme: è la via che le permise di vincere l'Amore di Gesù!
E come i bambini si affidano totalmente ai propri genitori e sono capaci di imitarli, così dovremmo esser capaci anche noi...
Uno degli scritti della Santa esemplifica il concetto:
149 - Lo so bene, il Signore non ha bisogno di nessuno per far l'opera sua, ma come permette a un giardiniere abile di coltivare piante rare e delicate, e gli dà le cognizioni necessarie per far ciò, riservando a sé la cura di fecondarle, così Gesù vuole essere aiutato nella sua divina cultura delle anime. Che cosa accadrebbe se un giardiniere maldestro non innestasse bene i suoi arbusti? Se non sapesse riconoscere la natura di ciascuno e volesse far sbocciare delle rose sopra un pesco? Farebbe morir l'albero che tuttavia era buono e atto a produrre frutti. Così bisogna sapere riconoscere fin dall'infanzia ciò che il buon Dio chiede alle anime, e assecondare l'azione della sua grazia, senza mai precorrerla né rallentarla. Come gli uccellini imparano a cantare ascoltando i loro genitori, così i figli imparano la scienza della virtù, il canto sublime dell'amor divino, dalle anime che dovranno formarli alla vita. Ricordo che tra i miei uccellini c era un canarino che cantava a meraviglia e avevo anche un piccolo fanello al quale prodigavo le mie cure materne, poiché l'avevo adottato prima che avesse potuto godere della libertà. Questo povero prigioniero piccino piccino non aveva genitori che gli insegnassero a cantare, ma, ascoltando da mattina a sera il suo compagno canarino che gorgheggiava gioiosamente, volle imitarlo. Era un'impresa difficile per un fanello, e così la sua voce dolce ebbe un bel daffare per accordarsi con la voce vibrante del musico maestro. Era incantevole assistere ai tentativi del piccolino, eppure da ultimo ebbero un buon successo, perché il canto suo, pur conservando una ben maggiore dolcezza, fu assolutamente lo stesso di quello del canarino. Oh, Madre mia cara! E lei che mi ha insegnato a cantare... è la voce sua che mi ha affascinata fin dall'infanzia ed ora ho la consolazione di sentir dire che le somiglio! So quanto ne sono ancora lontana, ma spero, nonostante la mia debolezza, ripetere eternamente lo stesso cantico suo.
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