Dom Oscar Romero gridò ai militari, che stavano massacrando il suo popolo:
“Smettete di uccidere! Voi non siete obbligati ad obbedire ad ordini contrari al comandamento di Dio, che dice: “Non uccidere!”.
“Smettete di uccidere! Voi non siete obbligati ad obbedire ad ordini contrari al comandamento di Dio, che dice: “Non uccidere!”.
“Fratelli, vorrei incidere nel cuore di ciascuno questa idea: il cristianesimo non è un insieme di verità in cui dobbiamo credere, di leggi che dobbiamo osservare, di proibizioni! Concepito così, diventa qualcosa di ripugnante. Il cristianesimo è una persona che ci ha amato tanto, che chiede il nostro amore. Il cristianesimo è Gesù Cristo e il Vangelo”.
6 novembre 1977
“Che meraviglia sarà il giorno in cui ogni battezzato capirà che la sua professione, il suo lavoro, è un lavoro sacerdotale; che, così come io celebro la messa sull’altare, ogni falegname celebra la sua messa nella sua falegnameria, ogni professionista, ogni medico con il suo bisturi, la donna al mercato, nel suo posto di lavoro… stanno svolgendo una funzione sacerdotale. Quanti tassisti stanno ascoltando questo messaggio alla guida della loro auto: ebbene, tu, proprio tu, caro autista, al volante del tuo taxi, sei un sacerdote, se lavori con dignità, consacrando a Dio il tuo taxi, portando un messaggio di pace e di amore ai clienti che trasporti con la tua auto”.
20 novembre 1977
“Una religione della messa domenicale, ma delle settimane ingiuste, non piace certo al Dio della Vita. Una religione di molte preghiere, ma di ipocrisia nel cuore, non è cristiana. Una Chiesa preoccupata solo di stare bene, di ottenere molti soldi e molte comodità, insensibile al grido dell’ingiustizia, non è la vera Chiesa del nostro divino Redentore”.
4 dicembre 1977
“Quand’anche ci diano dei pazzi, quand’anche ci diano dei sovversivi, dei comunisti e di tutti gli aggettivi che ci vengono rivolti, sappiamo di non far altro che annunziare la testimonianza sovversiva delle beatitudini, che proclamano beati i poveri, gli assetati di giustizia, coloro che soffrono”.
11 maggio 1978
“Molti vogliono che il povero dica sempre che è “volontà di Dio” che egli sopravviva così. Non è volontà di Dio che alcuni abbiano tutto e altri non abbiano nulla. Non può essere di Dio. La volontà di Dio è che tutti i suoi figli e figlie siano felici”.
10 settembre 1978
“È ridicolo dire che la Chiesa sia diventata marxista. Tuttavia c’è un “ateismo” più vicino e più pericoloso per la nostra Chiesa: l’ateismo del capitalismo, quando i beni materiali diventano idoli e sostituiscono Dio.”
15 settembre 1978
“Una chiesa che non soffre persecuzione, ma che sfrutta privilegi e il sostegno di cose della terra – temetela! – non è la vera Chiesa di Gesù Cristo”.
11 marzo 1979
“Quanti sono coloro che non si dicono cristiani, perché non hanno fede…! Hanno più fede nei loro soldi e nelle loro cose che in Dio che ha creato tutto”.
3 giugno 1979
“A che servono belle autostrade e aeroporti, begli edifici e grandi palazzi, se sono stati costruiti con il sangue di poveri che mai potranno utilizzarli?”.
15 luglio 1979
“Non stanchiamoci di denunciare l’idolatria della ricchezza, che fa consistere la grandezza della persona umana nell’avere e dimentica che la vera grandezza è essere. La persona umana non vale per quello che ha, ma per quello che è che fa”.
4 novembre 1979
“Dobbiamo cercare il bambino Gesù, non nelle belle immagini dei nostri presepi. Dobbiamo cercarlo tra i bambini denutriti, che sono andati a dormire stanotte senza avere di che mangiare, tra i poveri venditori di giornali che hanno dormito assai male”.
24 dicembre 1979
“Che meraviglia sarà il giorno in cui, in una società nuova, invece di accumulare e custodire egoisticamente, si spartirà, si condividerà e si gioirà tutti, perché tutti ci sentiamo figli dello stesso Dio! Che altro vuole la Parola di Dio in questo nostro ambiente, se non la conversione di tutti perché tutti arriviamo a sentirci fratelli?”.
27 gennaio 1980
“Non è di prestigio per la Chiesa trovarsi bene in compagnia dei potenti. Di prestigio per la Chiesa è sentire che i poveri la sentono come fosse loro, sentire che la chiesa vive una dimensione sulla terra, chiamando tutti, anche i ricchi, alla conversione e alla salvezza, a partire dal mondo dei poveri, perché soltanto essi sono i beati”.
17 febbraio 1980
“Spesso sono stato minacciato di morte. Devo però dirvi che, come cristiano, non credo nella morte, ma nella risurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Dico questo senza nessuna vanagloria, ma con grande umiltà. Come pastore, sono obbligato, per mandato divino, a dare la mia vita per coloro che amo, che sono tutti i salvadoregni, compresi coloro che mi assassineranno. Se arriveranno a compiere le loro minacce, fin d’ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione e la risurrezione del Salvador. Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare. Tuttavia, se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia seme di libertà e segnale che la speranza diventa realtà. La mia morte, se sarà accettata da Dio, sia per la lierazione del mio popolo e come testimonianza di speranza per il futuro. Voi potete dire, se arriveranno ad uccidermi, che perdono e benedico coloro che mi avranno ucciso. In questo modo si convinceranno di aver perso il loro tempo. Un arcivescovo muore, ma la Chiesa di Dio, che è il popolo, non morirà mai”
marzo 1980
“Il Regno è già presente misteriosamente sulla nostra terra. Quando verrà il Signore, si raggiungerà la sua perfezione".
“Questa è la speranza che anima noi cristiani. Sappiamo che ogni sforzo per migliorare la società, soprattutto quando essa è immersa nell’ingiustiza e nel peccato, è uno sforzo che Dio benedice, che Dio vuole, che Dio esige da noi”.
24 marzo 1980
Nessun commento:
Posta un commento