«Ogni anno nuovo porta con sé l’attesa di un mondo migliore. In tale prospettiva, prego Dio, Padre dell’umanità, di concederci la concordia e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspirazioni di una vita felice e prospera». (Benedetto XVI)
Il discorso del Papa dedicato alla Pace, pronunciato in occasione del Capodanno, propone innumerevoli spunti di miglioramento per le condizioni di vita nel mondo intero e per far progredire la realizzazione del Regno di Dio in terra. Tale compito «implica il coinvolgimento di tutto l’uomo», che - attraverso la sconfitta «del peccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste» - riconosca «di essere, in Dio, [parte di] un’unica famiglia umana».
Riportiamo di seguito un passaggio particolarmente significativo del discorso.
Operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la
vita nella sua integralità
Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita.
Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita.
Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per
conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non
si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace
illusoria. La fuga dalle responsabilità, che svilisce la persona umana, e tanto
più l’uccisione di un essere inerme e innocente, non potranno mai produrre
felicità o pace. Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo
sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che
sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri?
Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni
irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente. Nemmeno è giusto codificare
in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione
riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni
ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia,
minacciano il diritto fondamentale alla vita.
Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale
unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente
equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la
danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo
carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.
Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del
diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa,
riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione
della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta
a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione
è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi,
perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una
ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace.
Perciò, è anche un’importante cooperazione alla pace che gli ordinamenti
giuridici e l’amministrazione della giustizia riconoscano il diritto all’uso del
principio dell’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure
governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e
l’eutanasia.
Tra i diritti umani basilari, anche per la vita pacifica dei popoli, vi è
quello dei singoli e delle comunità alla libertà religiosa. In questo momento
storico, diventa sempre più importante che tale diritto sia promosso non solo
dal punto di vista negativo, come libertà da – ad esempio, da obblighi e
costrizioni circa la libertà di scegliere la propria religione –, ma anche dal
punto di vista positivo, nelle sue varie articolazioni, come libertà di:
ad esempio, di testimoniare la propria religione, di annunciare e comunicare il
suo insegnamento; di compiere attività educative, di beneficenza e di assistenza
che permettono di applicare i precetti religiosi; di esistere e agire come
organismi sociali, strutturati secondo i principi dottrinali e i fini
istituzionali che sono loro propri. Purtroppo, anche in Paesi di antica
tradizione cristiana si stanno moltiplicando gli episodi di intolleranza
religiosa, specie nei confronti del cristianesimo e di coloro che semplicemente
indossano i segni identitari della propria religione.
L’operatore di pace deve anche tener presente che, presso porzioni crescenti
dell’opinione pubblica, le ideologie del liberismo radicale e della tecnocrazia
insinuano il convincimento che la crescita economica sia da conseguire anche a
prezzo dell’erosione della funzione sociale dello Stato e delle reti di
solidarietà della società civile, nonché dei diritti e dei doveri sociali. Ora,
va considerato che questi diritti e doveri sono fondamentali per la piena
realizzazione di altri, a cominciare da quelli civili e politici.
Tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto
al lavoro. Ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e il giusto
riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente
valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena
libertà dei mercati. Il lavoro viene considerato così una variabile dipendente
dei meccanismi economici e finanziari. A tale proposito, ribadisco che la
dignità dell’uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche, esigono
che si continui «a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro
o del suo mantenimento, per tutti». In
vista della realizzazione di questo ambizioso obiettivo è precondizione una
rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori
spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la
persona, la famiglia, la società. A un tale bene corrispondono un dovere e un
diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti.
Nessun commento:
Posta un commento