venerdì 18 gennaio 2013

I cristiani per la giustizia e la pace


A chi si chiede oggi, come nei tempi passati, cosa si debba fare per essere graditi agli occhi di Dio, la risposta è chiara: «In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio».

Il tema su cui i cristiani di tutto il mondo sono invitati a riflettere e a pregare nel corso della settimana di preghiera per l'unità è ispirato dal profeta Michea: “Quel che il Signore esige da noi”. (Michea 6, 6-8).

Vivere per la giustizia e la pace, per «una società costruita sulla dignità, sull’uguaglianza, sulla fraternità». È questo l’impegno che i cristiani delle diverse Chiese presenti in Italia intendono prendere insieme.
I cristiani puntano a un impegno per la giustizia e la pace, per la costruzione di una società dove siano bandita una volta per tutte ogni forma di discriminazione soprattutto quella subita a causa dell’appartenenza religiosa.

Il sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno è stato preparato dal Movimento studentesco cristiano dell’India (Scmi), cui aderiscono circa 10 mila universitari, e che ha scelto di prendere in considerazione la realtà dei Dalit, che costituiscono la maggioranza dei cristiani dell’India: sono i fuori casta del sistema sociale e religioso induista dell’India, e pur godendo oggi di nuove legislazioni, sono spesso vittime di emarginazione e abusi, politicamente sotto-rappresentati, sfruttati economicamente e soggiogati culturalmente.



Il testo parte dalla testimonianza di fede di una storia realmente accaduta di una donna della comunità Dalit chiamata Sarah. L’incidente narrato ebbe luogo nel 2008 in Khandamal, nello Stato di Orissa, nell’India centrale, dove per un mese si scatenò grande violenza. I cristiani (in maggioranza Dalit) furono attaccati da estremisti Hindu. I luoghi di culti e le case dei cristiani furono distrutti. Orissa è una delle città più povere dell’India, tradizionalmente associata con il settore più socialmente discriminato. Il bilancio della violenza fu di 59 morti, 115 chiese cristiane distrutte, case danneggiate, e un totale di 50.000 cristiani senza tetto che cercarono rifugio nelle foreste e, più tardi, nei campi-profughi organizzati dal Governo indiano.

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