domenica 20 gennaio 2013

Ripartire da Emmaus


Durante l’incontro di preghiera per riflettere sulla lettera del Cardinal Martini Ripartire da Emmaus, il Parroco ha voluto sottolineare la centralità dell’Eucarestia nella chiamata missionaria di ciascuno. Ne riportiamo qui una sintesi, accompagnata poi dai passaggi della lettera selezionati per la riflessione comunitaria.
La risposta alla chiamata della missione rappresenta un passo difficile, tanto che il Cardinal Martini vi aveva dedicato ben due lettere pastorali: Partire da Emmaus e Ripartire da Emmaus. È difficile vivere l’Eucarestia, il dono di sé agli altri, immergendovisi completamente.
Danno gioia la bellezza dello stare insieme, la soddisfazione del fare il bene, l’andare a portare l’annuncio nel mondo, che rappresenta sempre la medesima realtà oggi, come vent’anni fa, come ai tempi dei discepoli.
Il canto Vocazione genera sempre una forte emozione, perché rimanda alla realtà profonda della chiamata personale. Per riviverla, o interrogarsi, bisognerebbe muovere lo sguardo dall’immagine dei discepoli al crocifisso sospeso sopra l’altare: mettere assieme al silenzio il sacrificio del legno, l’accorgersi del fratello accanto che ha bisogno di me.
Invito a contemplare il crocefisso da diverse angolazioni, anche lateralmente è suggestivo; bisognerebbe frequentare di più la chiesa, che spesso rimane vuota, per venirlo a contemplare, perché parla, chiama! La struttura della chiesa ci aiuta a comprendere, con al centro l’altare, che rappresenta la mensa, e i cammini, rappresentati dalle strisce bianche che convergono, ma anche stanno a significare che da qui dobbiamo uscire per annunciare la Parola, per dirla agli altri e, se tante volte non lo facciamo, è perché non l’abbiamo realmente ascoltata.
Se tutto crolla, se vorremmo lasciare tutto, allora è il momento di ritornare davanti all’Eucarestia, per ricostruire in Gesù il centro della nostra vita.
Nel Vangelo tutti fanno ritorno al Cenacolo, gli Apostoli e i Discepoli, perché l’Eucarestia è il dono che ci è rimasto e c’è sempre. I discepoli riferirono: «Anche noi abbiamo visto il Signore! E non ci ardeva forse il cuore quando ci parlava?».
Ciascuno ha bisogno di essere rasserenato: dobbiamo contare su di Lui; i Cieli sono aperti sopra di noi!
Dobbiamo aiutare chi ci sta accanto a scoprire che c’è Qualcuno contento di te!
Portiamo Gesù agli altri e allora ripartiremo effettivamente dall’Eucarestia.

“È questa la missionarietà propria di ogni cristiano, giovane o vecchio, ricco o povero, influente o trascurato, sano o malato. Non è una missionarietà che abbia bisogno di qualcosa d’altro, perché è insita nella forza irradiante del Vangelo vissuto davvero. Quando dunque ci interroghiamo tanto sulla missionarietà delle nostre comunità faremmo bene anzitutto ad interrogarci se esse vivono o no sul serio il Vangelo”. 

“La nostra grande missione è dire a questo uomo che vedo: non perderti nella nebbia delle tue illusioni! Sii nobile come Dio vuole! Questa è la tua dignità! E dire ad ogni fratello lontano: non sei dimenticato da Dio! Ma cercalo con tutto il cuore! Siamo chiamati da Cristo per aprire nel cuore di ciascun fratello quell’ansia d’infinito o quel deserto di libertà pura che dia il giusto ritmo al suo passo verso il Bene assoluto. La nostra missione è tenere desta la speranza per un domani migliore”.

“La Chiesa non è “anche missionaria”. È missionaria in quanto Chiesa di Cristo. Non è tanto la Chiesa a “mandare”, lei stessa è “mandata” dal Signore risorto.”

“Dalla coscienza missionaria nasce la vita missionaria: il nuovo stile di vita personale e comunitaria, prodotto dalla piena appartenenza a Cristo, è la prima e fondamentale forma di testimonianza missionaria. Di qui le caratteristiche della missione. - La forza che la anima è lo Spirito Santo che da Gesù Risorto viene promesso e trasmesso ai discepoli, come principio della vita nuova, che deve essere annunciata e comunicata a ogni uomo. - Il contenuto della missione è la sequela del Cristo, l'obbedienza al Vangelo, l'osservanza dei comandi di Gesù, l'adesione battesimale alla vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, il distacco dalla vita incredula, implorando e accogliendo la remissione dei peccati. - La speranza che sostiene i missionari nelle fatiche e nelle difficoltà, è la certezza che Gesù è sempre con loro sino alla fine del mondo.”

“E tu, carissimo fratello nella fede, non fissarmi come a dire incredulo: noi laici che cosa possiamo fare di buono per questo regno di Dio? Oggi è la Chiesa stessa a chiamarti per un compito di estrema responsabilità… È la parola di Dio che ti chiama ad essere Chiesa viva e viva voce di Chiesa, … e c’è anche bisogno di qualcuno, più di uno, che esca dalle quattro mura di casa e «pianti la tenda dell’amore accanto a quella dell’odio, dichiarandosi contro, apertamente, a tutte le ferocità dell’ora,ovunque si trovino,sotto qualunque nome si celino; in uno sforzo di santità sociale che restituisca un’anima a questo nostro mondo che l’ha perduta»» così ha scritto don Mazzolari”.

“Eppure dopo duemila anni questa nostra umanità sembra che tuttora cammini come i due discepoli, verso Emmaus, lontano dalla Croce di salvezza, dalla Speranza di vita, quasi quel lontano giorno di Pasqua non finisca mai. Ritorniamo a Gerusalemme. Ripartiamo da Emmaus. Evasioni e stanchezze ci hanno allontanato e rinchiuso nella nostra casa di Emmaus: nel piccolo mondo di apostolato su misura delle nostre innate paure. Dobbiamo partire, per incontrare i fratelli, vicini o sconosciuti, ancora fedeli o già in fuga e testimoniare loro che Cristo è vivo, è qui nella nostra fede e nella gioia di vivere in libertà di spirito, nel nostro totale abbandono alla Grazia divina, nell’assoluta povertà dei mezzi umani. Coraggio, andiamo! Il giorno già declina, ma Cristo illuminerà il nostro passo”.

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