martedì 18 dicembre 2012

Sepolti nella terra che hanno amato

L'uccisione di due missionari saveriani e di una volontaria laica avvenuta il 30 settembre 1995 a Bujengero, in Burundi, si inserisce nelle dolorose vicende del Paese, che hanno provocato centinaia di migliaia di morti, tra cui vari sacerdoti e religiosi. La coraggiosa denuncia di un eccidio è costata la vita ai tre martiri, sepolti come la povera gente nella terra che avevano amato fino a bagnarla del loro sangue fecondo.


«Se i soldati volessero realmente la pace, dovrebbero ritirarsi perché sono loro, e non la gente, i soli responsabili delle morti occorse in quest’area».

Katina Gubert, Padre Aldo Marchiol e Padre Ottorino Maule avevano denunciato l'uccisione a sangue freddo di civili inermi, avvenuta non lontano dalla missione per opera dei militari. Per vendetta, alcuni soldati sono entrati nella notte nella missione, hanno fatto mettere i due padri e la donna in ginocchio e li hanno uccisi con alcuni colpi d'arma da fuoco alla testa.


«Se muoio lasciatemi laggiù … Se mi toccasse di rimanere vittima di questa guerra civile, a me piacerebbe restare qui! Basta una stuoia come la povera gente...». Katina Gubert poteva godersi una pacifica pensione nella sua bella Fiera di Primiero, invece, dopo tanti anni di lavoro in un ufficio e poi nel negozio di famiglia, ha scelto l’Africa: «Non possiamo far altro che pregare e offrire a questa povera gente una mano in aiuto, al meglio delle nostre capacità e sfortunatamente con mezzi inadeguati».


«Hanno bisogno di parole di amore e di giustizia; hanno bisogno di un po’ di speranza di risollevarsi dalla loro miseria materiale e, soprattutto, spirituale. In un’atmosfera di schiavitù, hanno bisogno di qualcuno che si rivolga a loro come figli di Dio, di persone che siano pronte a condividere con loro la vita e a portare testimonianza al Vangelo di Cristo tra di loro». (Padre Aldo Marchiol)


«Esistono vari tipi di vocazione nella Chiesa; la mia consiste nell’annunciare Cristo in paesi lontani, dove non è ancora conosciuto, dove la Chiesa è tuttora nella sua infanzia o, addirittura, non esiste ancora; la mia vocazione è di andare presso questa gente, portare tra loro la testimonianza dell’Amore di Cristo, vivere assieme a loro e condividere le loro gioie e le sofferenze». (Padre Ottorino Maule)

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