giovedì 27 dicembre 2012

Il Vangelo è Fede, non cultura


Non si conoscono le date di nascita e di morte di Antonio de Montesinos. Si sa che, entrato nell’Ordine dei Predicatori, fece la sua professione religiosa nel convento di santo Stefano a Salamanca, dove fu presto notato per la sua pietà esemplare, il suo amore per l’osservanza della regola, la sua eloquenza e il suo coraggio morale.

Nel settembre del 1510, sotto la guida di frei Pedro de Cordoba, fece parte della prima comunità religiosa insediatasi nelle Americhe, sull’isola Española (oggi Santo Domingo). Il 21 dicembre 1511, durante l’omelia della 4ª Domenica d’Avvento, tenuta alla presenza dell’ammiraglio don Diego Colombo, figlio del più famoso Cristoforo, e vice-re delle Indie, il nostro frate non esitò a denunciare come peccaminoso e ignobile il trattamento che gli spagnoli riservavano agli indigeni. Tale presa di posizione gli valse la censura e la citazione alla corte di Spagna, dove nel 1512 fu chiamato per discolparsi. Seppe tuttavia difendere con tale dovizia di argomenti la sua denuncia che il re Ferdinando convocò a Burgos, allora sede della corte itinerante, una giunta di teologi, di giuristi e di rappresentanti dei coloni per valutare le modalità di governo nei territori di recente scoperta e legiferare in merito. La discussione si concluse con l’emanazione, il 27 dicembre 1512, delle cosiddette Leggi di Burgos, che riconobbero la libertà degli indigeni e costituirono il primo testo legislativo, almeno nella lettera, a loro favore. Nel giugno 1526, frei Antonio de Montesinos assieme a frei Antonio de Cervantes, accompagnò alcune centinaia di coloni che, sotto la guida dell’esploratore Lucas Vásquez de Ayllón, attraccarono alle coste dell’attuale Carolina del Sud. La spedizione non ebbe un gran successo: gli africani, che costituivano la mano d’opera schiava dei coloni, preferirono fuggire e andarsene a vivere pacificamente con gli indigeni del posto, i Cofitachiqui. La maggior parte dei coloni, tra cui lo stesso Ayllón, morirono a causa di una febbre epidemica. Sicchè, i sopravvissuti preferirono, piuttosto sconsolati, far ritorno all’isola Española. Nel 1528 Antonio de Montesinos si recò con altri venti frati in Venezuela. Una breve nota a margine nel registro della sua professione, nel convento di S. Stefano a Salamanca, ci informa che “morì martire nelle Indie”. Presumibilmente, intorno all’anno 1545.

Dom Pedro Casaldáliga, difensore degli indios del nostro tempo, nella sua presentazione della “Missa da Terra sem males”, delinea il senso più vero della missionarietà della Chiesa.

Credo nella missione che è stata la vocazione di Gesù, che è l’essenza della Chiesa, nelle affermazioni del Vaticano II. E mi sento erede dei missionari di ieri – dei loro peccati e dei loro meriti. Il “noi” della “Memoria penitenziale” della Messa è un “noi” ecclesiale, collettivo. Quale cristiano può negare, quale cristiano non è tenuto ad assumere, per porvi riparo, gli errori commessi ieri e oggi dalla Chiesa di Gesù, a volte con la miglior buona volontà? Gli uomini sbagliano e i cristiani continuano ad essere umani. Paolo rimproverò Pietro di aver cercato di nascondere la trasmissione della cultura ebraica nella trasmissione del Vangelo libero di Gesù Cristo. Fu in nome della Civiltà occidentale, chiamata “cristiana”, che i Conquistatori, accompagnati dagli Evangelizzatori, distrussero di fatto, non solo Culture, ma interi Popoli. Secondo statistiche serie, all’interno di differenti opinioni, il Brasile, all’epoca della conquista, doveva avere cinque milioni di indios... Oggi ne conta cento ottanta mila. Devo giudicare il passato cogli occhi di oggi. Antropologicamente, teologicamente. Il che non significa colpevolizzare le intenzioni degli uomini del passato. Se non potessimo giudicare così, non servirebbe a nulla studiare la Storia, né saremmo in grado di camminare. Il Nuovo Testamento è un giudizio dell’Antico Testamento, fatto dallo stesso Figlio di Dio. Perdere la terra, perdere la lingua, perderi i propri costumi, è perdere la base della vita, cessare di essere. Cessare di essere quel Popolo e, in generale, cessare di essere se stessi. Chi non rispetta una cultura, chi agisce etnocentricamente, schiavizza, questo è evidente. Il Vangelo è Fede, non cultura. Il Vangelo deve incarnarsi in tutte le Culture di tutti i Tempi. Tutte umane, tutte suscettibili di un perfezionamento superiore: la Grazia del Verbo, incarnato in esse.

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