venerdì 7 dicembre 2012

Martiri della fratellanza


La mattina del 30 aprile 1997 a Buta, nel Sud del Burundi, i ribelli attaccano all’alba un seminario minore, noto per gli sforzi intrapresi per spezzare l’antagonismo tra hutu e tutsi. Irrompono nel dormitorio e ordinano ai giovani di separarsi: gli hutu da una parte, i tutsi dall’altra. I seminaristi rifiutano: preferiscono morire piuttosto che tradire i propri compagni, con i quali nel corso degli anni è maturata un’amicizia intensa. Quaranta di loro muoiono sotto i colpi d’arma da fuoco o dilaniati dalle granate.

Jolique Rusimbamigera, seppur ferito gravemente scampò al tragico massacro. Un anno dopo rese la seguente testimonianza:
Erano tantissimi, mi sono sembrati cento. Sono entrati nel nostro dormitorio, quello delle tre classi del ciclo superiore, e hanno sparato in aria quattro volte per svegliarci... Subito hanno cominciato a minacciarci e, passando fra i letti, ci ordinavano di dividerci, hutu da una parte e tutsi dall’altra. Erano armati fi no ai denti: mitra, granate, fucili, coltellacci...
Ma noi restavamo raggruppati! Allora il loro capo si è spazientito e ha dato l’ordine: “Sparate su questi imbecilli che non vogliono dividersi”. I primi colpi li hanno tirati su quelli che stavano sotto i letti... Mentre giacevamo nel nostro sangue, pregavamo e imploravamo il perdono per quelli che ci uccidevano. Sentivo le voci dei miei compagni che dicevano: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Io pronunciavo le stesse parole dentro di me e offrivo la mia vita nelle mani di Dio”.

Nessun commento:

Posta un commento