mercoledì 9 maggio 2012

Redentore e Salvatore

Il 9 maggio del 1991, un anno dopo una memorabile visita di Papa Giovanni Paolo II in Messico, la diocesi in cui sorge il Santuario del Signore della Divina Misericordia (Tenango del Aire) regalò una statua raffigurante Gesù Misericordioso a quella che sarebbe diventata la prima parrocchia dedicata alla Divina Misericordia, a Czestochowa in Polonia, dove è ora in costruzione un nuovo Santuario.


È stato nel tempo un segno dell’efficacia dell’azione missionaria per la diffusione del messaggio di salvezza legato alla Divina Misericordia, partita dal cuore della Polonia attraverso Suor Faustina Kowalska e di cui anche Papa Giovanni Paolo si è fatto artefice; messaggio che ha ormai raggiunto svariati confini della terra con santuari in Camerun (Atok), Ruanda (Kabuga), Tanzania (Kiabakari), India (Madras-Mylapore), Filippine (due, a Marilao e Mindanao), Lituania (Vilnius) e altri ancora…

Il 9 maggio si ricorda anche la nascita di Carmelina Negri Carabelli, che in Italia a partire dal 12 aprile 1969 cominciò a ricevere messaggi, sotto ispirazione di Gesù, che riconfermavano, trent’anni dopo la morte di suor Faustina, il contenuto del progetto provvidenziale del Padre - in Cristo - per ogni uomo: «Figlia mia, nell’immensità del mio amore e della mia Misericordia, ti prometto che chiunque avrà celebrato con particolare solennità la festa del mio Amore Misericordioso con vero intento d’amore, verrà accolto nel mio cuore con particolare tenerezza. Prometto che gli svelerò i miei segreti, gli parlerò al cuore e lo considererò come confidente ed amico».
A lei fu assegnata una missione di testimonianza: «Scrivi, figlia mia. Tu sarai l’apostola del mio amore misericordioso. Io ti benedirò e riverserò su di te abbondanti e grandi doni». E mamma Carmela fu davvero fervente apostola della Divina Misericordia con la parola, gli scritti e una larga diffusione dell’immagine del volto di Gesù.

Santuario in costruzione a Czestochowa

29 aprile 1973
Figli diletti e cari, siete qui alla mia presenza. Vi guardo negli occhi e scruto i vostri cuori. Non temete: sono Padre delle anime, Fratello vostro! Sono Gesù, vostro Redentore e Salvatore. Sono il Cristo, Sacerdote eterno. Sono bontà, sapienza, grazia e misericordia.
Per questo vi dico che qualunque sia il grado di santità che possedete, qualunque sia lo stato dell’anima vostra, vi amo e non desidero che beneficarvi, largamente beneficarvi, cosicché tutti partiate di qui con tanta gioia e tanta serenità di cuore.
So che avete crucci che vi tormentano. Siete spesso tribolanti nel corpo e nello spirito. Le tentazioni, il demonio, il mondo o le malattie del corpo vi fanno soffrire. Ma credete forse che io permetta che i miei figli siano tormentati oltre le proprie forze? Che padre sarei? Ma perché vio chiamati qui? Forse per illudervi? No! Per darvi forza, per aiutarvi, per consolarvi e, se è bene per voi, per togliervi almeno in parte quei mali che vi fanno soffrire.
Le mamme sono in prima linea. Vedo le spine che feriscono il loro cuore. Quei figli che dovrebbero essere la loro consolazione, sono spesso la loro pena. Mamme, in ciascuna di voi vedo la mia Mamma: e sapete che vi dico? Ve li salverò i vostri figli, anche se ora vogliono fare le loro esperienze. Ve li salverò; ma voi siate perseveranti nella fede, nella preghiera e nell’offerta delle vostre lacrime.
E quelle spose che piangono i mariti lontani, che dovranno fare? Figlie, rimanete fedeli anche ai mariti infedeli. Pregate per loro, perché anche se lontani, davanti a Dio sono e saranno sempre vostri mariti. Custodite e crescete con amore quei figli che sono affidati unicamente alle vostre cure. Vi prometto che saranno la vostra consolazione. Tutto è possibile a Dio; ma la libertà che Egli rispetta nell’uomo, gli impedisce di agire in favore dei buoni che, però, per la croce e nella croce, trovano santità e salvezza.
Aiuto le vedove, che santificano la loro vedovanza e si prodigano per il bene di molti con generosità e abnegazione.
Benedico, chiamo e aiuto le nubili, che provano quanto è amara la solitudine, e desidero da esse quell’offerta che le rende vittime per la salvezza dei sacerdoti e delle anime.
Tutti, tutti voglio accogliere oggi. Le famiglie dove abito, dove mi si accoglie e mi si ama, sono la mia Nazareth, la mia Betania, il luogo del mio riposo. La croce non può mancare; ma dove c’è l’amore di Dio, fiorisce la virtù e regna la pace.
Voi siete qui a rappresentare molte differenti città, ma io vorrei che tutto il mondo, in questo giorno dedicato alla mia misericordia, fosse prostrato ai miei piedi. Quale gioia se tutti, battendosi il petto e riconoscendosi peccatori, invocassero il mio perdono! Non c’è desiderio più grande nel Signore che quello di perdonare, di beneficare, di benedire!
Voi parlatemi di tutti. Parlatemi dei popoli divisi dall’odio e dalla guerra; dei popoli dove si nega l’esistenza di Dio e si diffonde l’ateismo; dei popoli presso i quali il benessere materiale è divenuto ormai un idolo.
Parlatemi di tutti: dei sacerdoti infedeli alla propria vocazione, delle anime consacrate che non vogliono credere al mio desiderio di castità e di purezza.
Parlatemi degli sposi che non ripongono la loro fede in me e non compiono i loro doveri, e di quelli che, senza pietà, maltrattano i figli come se fossero padroni della vita.
Parlatemi dei buoni, dei sacerdoti che hanno desideri di santità, delle anime votate al sacrificio come dono ai fratelli.
Parlatemi di coloro che amate e che desiderate aiutare.
Quando prometto, mantengo; vi voglio e vi devo aiutare. Quando mi pregate per il Papa, fatelo con entusiasmo e con insistenza, perché questa preghiera trova un’eco profonda nel mio cuore.
Oggi è giorno di misericordia anche per i vostri cari che nel Purgatorio riceveranno una benefica pioggia ristoratrice. La preghiera per i vostri defunti è un atto di fede, a cui fa riscontro la misericordia ed è un atto di bontà anche verso di me, che desidero tanto incontrarmi con loro. La Madre della misericordia vi aiuti in quest’opera.
Ed ora, mentre vi preparate a ricevere la mia benedizione, come approvazione al vostro desiderio di bene, vi invito a prepararvi a trascorrere nel modo più degno il bel mese di maggio dedicato a mia Mamma. Offritele tutto ciò che il cuore vi suggerisce e la bontà del suo cuore non vi lascerà delusi.

Mosaici di Marko Rupnik all'interno del Santuario
18 marzo 1976
Figli miei, sia pace a voi e grazia e forza. Sono Gesù, vostro amico e conforto. Sono qui con voi per incoraggiarvi e per impegnarvi sempre più in una vita di santità, di grazia, di apostolato e di bene.
Cosa fate quando nelle vostre case avete dei figli malati? Forse che, incrociando le braccia,vi limitate piangendo a dire: “Che debbo fare?”. Non chiamate forse il medico e non somministrate medicine e non prestate le vostre cure più amorose?
Orbene, ciò che fate nella vostra vita, per curare il corpo, io e voi dobbiamo farlo per salvare le anime. Sono malati nell’anima questi figli e ve ne sono di giovani, di anziani e di vecchi.
Io sono il Medico. Voi mi chiamate con le vostre preghiere, mi offrete anche un compenso di sacrifici, di sofferenze e di lacrime e io corro ed aiuto tutti. Devo essere pregato, perché la preghiera è il mezzo richiesto da Dio per ottenere misericordia e pietà. Tutto è legato alla preghiera. Nella vita tutto è dono, tutto bisogna chiedere. Sono sempre doni gratuiti e immeritati, occorre solo umiliarsi e chiedere.
Io desidero in particolare che si elevi forte una preghiera perché si risani la famiglia.
Chi potrà fermare questa corsa sfrenata verso il male che rovina la famiglia e per conseguenza la società? Ci si arroga il diritto dell’amore libero e se, per seguire un’antica abitudine o per accontentare le mamme, molti si sposano ancora davanti all’altare, vi giungono però già sciupati nel corpo e nell’anima e aggiungono peccato al peccato.
Molti sposi hanno già nel pensiero che, se non dovessero andare d’accordo, si divideranno, divorzieranno, così da rendere nullo il sacramento del matrimonio.
Vi sono poi coloro che, disdegnando la benedizione di Dio, preferiscono sposarsi civilmente. Che sarà di questi giovani figli? Come potranno portare la croce che ogni famiglia porta con sé?
Che meraviglia se poi si rifiuteranno i figli e si preferirà ricorrere all’aborto, cioè all’omicidio?
Pregate, figli, per queste famiglie che nascono già corrose dal tarlo dell’egoismo e che vanno diventando sempre più numerose. Sappiate che il mio cuore è esacerbato e ferito da questa mancanza di fede e di amore, che rende la famiglia simile ad un covo.
Com’è possibile che regni il Signore e che egli ne benedica gli interessi materiali e spirituali, quando questi figli rifiutano di ubbidire alla sua legge e pretendono di agire come loro meglio aggrada? Come potranno i genitori amare quei figli che sono venuti alla luce come per sbaglio, senza che essi li desiderassero? E come sapranno questi figli, che si sentono come intrusi, amare i genitori che li hanno messi al mondo?
Così si ricerca solo il piacere dei sensi, si rifiuta ogni responsabilità e si fa della vita matrimoniale una sequela di peccati, cominciati anche prima delle nozze.
Io chiamo i miei figli come amici miei qui accanto al tabernacolo. La scuola di virtù, di sacrificio e di grazia, diviene una scuola gioiosa per essi e per me. La fede nella mia presenza eucaristica infonde il desiderio di far partecipare me con la Madre mia alle nozze, come a Cana, dove cambiai l’acqua in vino. Una preparazione adeguata darebbe a questo sacramento la forza per creare e mantenere quell’amore che, se nella gioventù è come l’ebrezza, diventa nell’età matura e nella vecchiaia una dolcezza, così da rendere serena la vità.
Se si fa del sacramento del Matrimonio uno scempio, come può durare l’amore? Dio è amore e quando è lui che unisce i cuori, crea un legame saldo e sicuro che neppure la morte potrà sciogliere.
Ma come potrà durare l’affetto in cuori così incostanti, deboli e fragili, quando non si mette Dio a dirigere le sorti della famiglia?
Io vi prego: custodite e aiutate col consiglio i giovani. Se risaniamo la famiglia, ne avrà beneficio la Chiesa e la società.
Vi diranno che sono cose sorpassate, ma io vi assicuro che chi non sa osservare il sesto comandamento, non saprà osservare nemmeno il nono comandamento e si avranno famiglie rovinate, disperazione e tradimenti innominabili a scapito degli innocenti.
Io vi ho parlato della dissacrazione dei miei tabernacoli e della poca cura dei bimbi che si accostano al banchetto eucaristico, ma la sconsacrazione della famiglia, che dovrebbe essere il santuario domestico, è ugualmente grave.
Sono peccati che portano conseguenze per intere generazioni quelli che trasformano i coniugi in oggetto di scandalo.
Sono migliaia e migliaia le anime che sentono l’influsso del male che si commette, anche se sembra nascosto, poiché ogni peccato ha una ripercussione su tutta l’umanità.
Figli, agite bene. Siate in grazia di Dio, alla presenza di Dio, poiché, come vi dissi molte volte, la morte è come una buona sorella, ma qualche volta si dimostra una sorella molto severa che tronca le vostre relazioni col mondo improvvisamente.
Sia peciò costante in voi questo pensiero e tenetelo vivo anche nel vostro prossimo: farete un’opera di carità di cui io terrò conto.
Non angustiatevi per il valore della moneta o per i guai materiali che v’incombono. Pregate e piangete per coloro che, perduta la fede e la morale, vanno alla deriva.
Pregate e piangete per tutti coloro che muoiono improvvisamente e impreparati, perché sappiate: la giustizia di Dio è infinita ed eterna, non è una favola e non si può prenderla con leggerezza.
Figli, vi benedico uno a uno.

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