sabato 14 maggio 2011

Risonanze da Tuxtla


Si lavora e si fatica molto tra le montagne del Chiapas e lo si fa per tutti. Per il futuro di chi una casa non ce l'ha mai avuta ma soprattutto per assicurare ai bambini un avvenire migliore e lontano dalla strada nella quale sono nati e cresciuti fino al giorno in cui hanno incontrato Padre Renato.

Padre Renato Rondolini, sacerdote salesiano, è uno dei vanti della nostra Parrocchia e, anche quest'anno, con parte dei fondi raccolti durante le Messe in concomitanza alla vendita missionaria vogliamo ringraziarlo per la sua attività a Tuxtla in Chiapas, dove si occupa del recupero dei bambini di strada.
Per descrivere un poco la sua opera, ricorriamo alle parole di un giovane, Gino Rossi, che - anni fa - ha trascorso un lungo periodo a suo contatto.

 
Qui mi sento come a casa e vengo considerato uno della famiglia, al pari del Padre e al pari di tutti i ragazzi. Uguale a chi rappresenta Dio come a chi già è stato diverse volte in galera o ha rubato, o si droga/drogava ecc. Perché siamo tutti fratelli e questo non lo dico io, lo ha detto Gesù 2000 anni fa e su questi ideali di vita si va avanti alla grande, costruendo un mondo migliore e godendo della vita attimo dopo attimo, donando amore e ricevendo gioia e sorrisi. E un sorriso vale più di mille parole (anche questo non lo ho detto io, però non mi ricordo chi) e quando è un sorriso di un bambino vale di più, ancora di più se te lo regala uno di quei bambini che hanno sofferto molto, abituati alla violenza e senza aver mai avuto nulla nella vita. È bello far parte di questa famiglia che si basa su valori dei quali si sta ormai perdendo il significato nella maggior parte del mondo civilizzato. È altrettanto bello vivere con gente che si vuole bene al di là dell'aspetto, delle parole e delle differenze culturali, sociali e fisiche. Penso che una casa migliore di questa non mi poteva capitare perché non esiste, penso anche che le circostanze non nascono sole ma si creano dall'unione dei sentimenti e delle armonie di un gruppo. Sono onorato e felicissimo di vivere con Padre Renato Rondolini perché lui dedica la sua vita ai ragazzi, e condividere questi momenti con lui è fantastico.
Tuxtla Gutièrrez è la capitale del Chiapas. Girando per le sue vie ci si accorge che la povertà delle altre regioni del Messico non è nulla in confronto a quella che qui appare agli occhi.
La città tuttavia è simpatica, sono quasi tutti sorridenti…
I bambini della casa vengono proprio da questa realtà; alcuni di loro sono stati abbandonati dai genitori appena nati, altri portati qui da famiglie o madri che non hanno da mangiare neanche per loro e altri vengono portati dai genitori che non sanno dove tenerli, perché magari non hanno una casa.
Tra di loro spicca un elevato senso di responsabilità e anche se alti meno di un metro lavorano tutti, pulendo le camerate, facendo il bucato e provvedendo da soli a tutti i loro bisogni primari. Sono divisi in squadre e ogni squadra ha il proprio compito, così c'è chi lava, chi fa i piatti, chi il bucato collettivo e chi spazza il piazzale, e la casa è (quasi) sempre in ordine.
Qui si mangiano frijoles y tortillas (fagioli e tortillas di mais) tutti i giorni a colazione, pranzo e cena, in tutte le variazioni possibili: fritti, triturati, arrotolati nelle torillas, zuppa di tortillas fritte in succo di pomodoro e acqua, tacos (tipo kebab di soli fagioli e peperoncino) più quello che viene donato alla casa: alle volte c’è anche un po’ di pollo (oggi ne avevamo un pezzo grande come un dito cadauno) o dei dolci tipo ciambelle…
Ogni bambino, tornato da scuola, si fa il bucato "personale" da solo, perché quasi tutti qui hanno un solo cambio: 1 maglietta, 1 pantaloncino e una mutandina più quello che portano indosso.
Ci sono qui delle foto di padre Renato: rarissime perché lui odia essere fotografato come odia la notorietà e anche se la maggior parte dei salesiani maschi qui in Messico lo considera un mito, lui evita sempre di apparire in pubblico, se non quando è necessario come nelle messe o per benedire madonne (è molto gettonato!). È lui che con queste cose produce la maggior parte del finanziamento per la casa, che è completamente autogestita dai ragazzi più grandi per quanto riguarda l’organizzazione delle attività e la pulizia; anche loro lavoricchiano per portare soldi per mangiare e comprare quello che serve. I piccoli non troveranno mai lavoro fuori: qualcuno va a chiedere l'elemosina nei punti turistici (anche se è assolutamente vietato dal padre) o ai semafori, la metà va a scuola, l'altra metà non può perché non li fanno entrare in quanto vanno troppo sporchi o rubano ai compagni e agli insegnanti, o si drogano o si drogavano (e qui i pregiudizi e la discriminazione sono fortissimi). Alcuni sono vestiti benissimo e hanno soldi di dubbia provenienza, comunque in linea di massima tutto è ripartito equamente tra tutti, e siamo tutti nella stessa barca. Risultato: tutti i ragazzi che vivono per strada e che vengono cacciati via per la loro indisciplina dagli albergues trovano rifugio in una delle case di padre Renato. Tuttora sono una ventina di case in 6 posti differenti, ma il numero sale perché sono proprio i ragazzi che, aumentando di numero, ne costruiscono altre e il padre compra e acquisisce (o glieli regalano) terreni in mezzo alle montagne per mandarli a vivere li e "purificarli", tramite la vita di una volta, da quello che è l'inquinamento umano da metropoli moderna, che porta inevitabilmente alla vita da sbandato e di banda.
Stiamo bene tutti insieme in questa grande famiglia e mi sento parte di loro: ormai sono più che adattato a questa vita e ora capisco perfettamente il significato di parole come emarginazione, disperazione e fame, infatti non sono pochi quelli che vengono a chiedere qualcosa da mangiare a tutte le ore del giorno e della notte: gente di strada che non si nutre da giorni e non sa veramente come fare. Il padre li fa abbuffare e via, ognuno scompare nella stessa stradina di terra dalla quale è venuto, per tornare magari dopo una settimana, o un mese, o speriamo mai più.

4 commenti:

  1. Hola soy manuel estuve en la casa hogar la verdad estoy muy agradecido con usted porq me enseñó muchas cosas q me ayudaron en la vida

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  2. gracias y muchas gracias solo dame un poco de paciencia para irlo a visitar y ayudarde en lo q más nesecita

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  3. A todas las personas de diferentes países, está es mi familia y nesecitamos sus poyos para ayudar más personas nesecitados,esmas el es buena persona tiene un enorme corazón de enseñar a sus muchachos q sean alguien en la vida y q no tomen malas decisiones,de mi parte me enseñó a trabajar para que pueda ganar dinero y me enseñó el respeto,y me enseñó también a compartir lo q tengo, nota muy importante; a nadie se le obliga q apoye, solo si te nace de tu corazón, adelante el Está con los brazos abiertos para resibirlos

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  4. Hola soy Juan Crisóstomo. Por este medio le doy mis más sinceros agradecimientos al padre Renato, por haberme dado un hogar y estudios en los años 90 conviví un largo tiempo con otros compañeros en ese mismo lugar maravilloso, gracias a el aprendí a enfrentar y a vencer muchos obstáculos en la vida, Gracias padrecito espero volver a verlo muy pronto: Tu amigo el DOMO.

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