domenica 27 ottobre 2013

Una scelta di vita vera e propria


In occasione della Giornata Missionaria Mondiale vi proponiamo, come testimonianza, il ricordo di Daniela del suo primo viaggio in missione, fortemente responsabile di tutto ciò che é venuto dopo!
...é passato ormai tanto tempo ...Era il lontano 1999 ed io ero una giovane studentessa in Lettere piena di ideali e di voglia di cambiare il mondo.
Grazie al percorso del Gruppo Samuele (un'esperienza bellissima, promossa dal Card. Martini a livello diocesano per orientare i giovani in ricerca spirituale) avevo scoperto in me i germi di una vocazione missionaria e per approfondire il discorso ero approdata al PIME di Milano, più esattamente al cammino di "Giovani e Missione".
Un anno di incontri e attività per riflettere sulla missione ad gentes, secondo il carisma di questo istituto, al termine del quale - per chi vuole - durante l'estate c'é la possibilità di fare un mese di esperienza in una delle missioni estere in cui il PIME é presente.

La particolarità di questa proposta - decisamente in controtendenza rispetto ai vari campi di lavoro per giovani desiderosi di scoprire il cosiddetto Terzo Mondo - é che non si va a fare, a lavorare: con il PIME non c'é nessun pozzo da costruire, nessuna scuola da verniciare. 
Si parte semplicemente per STARE, per CONDIVIDERE la vita dei missionari che operano in loco, il che alla prova dei fatti é una sfida decisamente ardua, che spesso ti fa sentire inutile e impotente. 
E' questa un'esperienza che consiglierei a tutti, perché é facile (ed é ormai anche un po' una moda) spendere 10 giorni delle proprie ferie in un campo di lavoro in Africa in cui ci si sente bravi e utili, in cui il fatto di partire in gruppo "difende" dal contatto spesso sconvolgente con l'altro (altra lingua, altra cultura, altra mentalità, altro colore...) e i lavoretti pratici in cui sei impegnato ti danno l'illusione di fare qualcosa di concreto,  mettendoti al riparo da troppe crisi e domande interiori...
Col PIME invece si parte a due a due, come gli apostoli, non sei tu a scegliere il tuo compagno di viaggio, e - appunto - non é previsto nessun lavoro pratico; semplicemente si va e ci si mette in ascolto dei bisogni del momento, secondo le indicazioni del missionario. Questo educa all'umiltà del dover fare un po' di tutto e all'accettazione anche dei "tempi morti" : il viaggio in missione non é infatti un vacanza organizzata, ma un tempo di condivisione e di scoperta.


Io naturalmente sognavo di partire per l'Africa ... questo continente era talmente radicato nel mio immaginario, rappresentava una meta talmente agognata, da non farmi nemmeno prendere in considerazione il resto del mondo!
Poi però, di fronte al consiglio di non scegliere io la destinazione, ha prevalso la volontà di affidarsi alla Provvidenza e di scoprire cosa il Signore aveva in serbo per me.
Mi sono così ritrovata in Brasile, anzi, nell'Amazzonia brasiliana, ospite delle Missionarie dell'Immacolata (la "parte femminile" del PIME). Una piccola comunità di religiose (5 in tutto, tra italiane, giapponesi e brasiliane) il cui stile di vita essenziale ed accogliente mi ha subito conquistata.
Il mio soggiorno amazzonico alla fine si é dilatato ed i mesi sono diventati 2, perché quel dono era talmente prezioso da meritare più tempo, più calma, per meglio entrare nei ritmi e nella vita di quel popolo ...
In breve: si é trattato di una delle esperienze più belle e intense della mia vita, speciale per 
l'accoglienza ricevuta dalla gente, 
lo stupore di fronte ad una natura incredibile, 
la povertà e la fede, toccate con mano, 
l'ammirazione per i missionari che ho conosciuto e che - senza essere eroici o fare cose straordinarie - ogni giorno rinnovavano il proprio sì e spendevano la loro vita al servizio dell'altro, 
la potenza dell'Annuncio nei villaggi indigeni, lontani dalla civilità e dal messaggio cristiano, 
la gioia della condivisione totale con chi aveva poco o nulla, 
la preghiera costante e condivisa .....
Un'esperienza che ha fatto venire alla luce la parte più bella di me, quella gioiosa, accogliente, aperta agli altri, positiva. 
Come se fossi "a casa mia", completamente a mio agio in quel posto così lontano e diverso dal mondo dal quale provenivo.


Insomma, sono tornata a casa totalmente sconvolta (in positivo), con il desiderio di ripartire subito in missione e la certezza che quella chiamata missionaria interpellasse anche me. Non sapevo però in quale forma... 
Mi sono così lasciata guidare dal mio padre spirituale, e da lì - piano piano - é nato tutto il resto: il mio impegno nell'animazione missionaria con il PIME (negli anni seguenti sono stata animatrice dello stesso cammino che avevo frequentato e di altri ancora, diventando la responsabile di tutta l'animazione missionaria PIME in Lombardia e la fondatrice dei laboratori missionari di Villa Grugana, a Lecco), la scelta di frequentare l'ALP - Associazione Laici del PIME (un cammino di 2 anni per laici desiderosi di spendere in missione alcuni anni della propria vita) e poi di partire .... scelta che si é concretizzata una volta che ho finito i miei studi e concretizzato una bella carriera professionale (in Italia collaboravo con il Provveditorato agli Studi di Varese come specialista di didattica dell'italiano L2 e formatrice) e non c'era dubbio che la partenza fosse per me una scelta serena e ben ponderata, non un entusiastico colpo di testa o una facile fuga da una vita che non mi piaceva.

La cosa più bella (che forse ho compreso proprio a tanti anni di distanza) é che la missione si é rivelata davvero il filo conduttore di tutto il mio cammino, pur nella diversità delle esperienze che mi hanno portata fin qui.
In questo senso, la riflessione che avevo fatto appena tornata dall'Amazzonia si é rivelata davvero profetica.
Avevo infatti promesso a me stessa: "non ripartirò subito, collezionando campi di lavoro, viaggi e esperienze per il bisogno di sentirmi utile. Se ripartirò in missione - e ripartirò! - voglio farlo attraverso una scelta di vita vera e propria, per restare - forse non per tutta la vita, ma almeno per alcuni anni - realizzando così quella che per me é una vocazione".

Daniela     

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