lunedì 29 aprile 2013

Prete dei senza casa, nonno dei pescatori, papà dei meninos de rua


La mattina del 16 maggio 2002, Padre Luis Lintner stava uscendo dalla sua casa nella favela di Cajazeiras a Salvador de Bahia; due persone lo avvicinarono in motorino e gli spararono addosso due colpi di pistola. Luis morì sul selciato. Era un prete molto amato dai poveri, in Brasile dal 1980.

Padre Luis sognava un mondo riconciliato. Voleva abbandonarsi per sempre fra le braccia di Dio, senza vedere mai più quelle sudice baracche della favela di Cajazeiras, ultima periferia di Salvador de Bahia. Voleva vedere i poveri camminare su prati verdissimi, come erano i prati del suo paese natale, Aldino, un borgo del Sudtirolo immerso nei boschi, a pochi chilometri di distanza dal Santuario di Pietralba, dove Luis aveva respirato per la prima volta il soffio dello Spirito Santo.
In una lettera circolare qualche anno prima di essere ucciso aveva confidato:
«La legione delle madri brasiliane partorirà un giorno i liberatori! I liberatori dall’oppressione con i suoi molti volti, i liberatori dall’ingiustizia in mezzo a questo popolo sfinito.
(...) La Chiesa che cerco è una Chiesa che si rivolge semplicemente alla gente, che sa soffrire con essa, rinforzarne la perseveranza e curare la speranza con passione. Mi rendo conto che sarà importante per il futuro che la Chiesa di oggi vada dal centro alla periferia, diventi sempre più una Chiesa dei poveri, dei peccatori, degli umili e dei diseredati. Questo è il mio sogno!».
Nel suo testamento spirituale ha scritto:
«Se desideriamo davvero parlare di Cristo crocifisso, non dobbiamo avere paura di essere là dove Cristo è crocifisso oggi. Dobbiamo liberare i crocifissi di oggi dalle loro croci, a rischio di finire crocifissi noi stessi».

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