domenica 24 marzo 2013

Pastore di agnelli e di lupi

La sera del 24 marzo 1980, mentre celebrava l'eucarestia con gli ammalati nella cappella di un piccolo ospedale, proprio nel momento in cui sta sollevando il calice, mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, fu ucciso da un sicario. Cadde ai piedi del crocifisso. Il suo sangue si mescolò col vino che stava offrendo nel momento dell’offertorio.

In questo calice il vino diventa sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo
Queste le ultime parole, poi un colpo di fucile: erano le 18 e 25. Pochi minuti prima, concludendo l’omelia, aveva detto:
Uno non deve mai amarsi al punto da evitare ogni possibile rischio di morte che la storia gli pone davanti. Chi cerca in tutti i modi di evitare un simile pericolo, ha già perso la propria vita
In altre occasioni aveva detto in predica:

“Nulla vi è di più importante, per la Chiesa, della vita umana, della persona umana; soprattutto, della persona dei poveri e degli oppressi, che - oltre ad essere uomini - sono anche divini. Dato che Gesù ha detto che ogni cosa che viene fatta loro, egli la riceve come fatta a sé” (Omelia della 4ª Domenica di Quaresima, 16 Marzo 1980).

 
“Ognuno di noi deve essere devoto infiammato della giustizia, dei diritti umani, della libertà, dell’uguaglianza, però guardandoli alla luce della fede. Non fare il bene per filantropia. Ci sono molti gruppi che fanno del bene, ma solo per uscire sul giornale, perché si metta una placca di gran benefattore. Ci sono molti che fanno del bene cercando applausi sulla terra. Quello che vuole e cerca la terra, è chiamare tutti alla giustizia e all’amor fraterno...” (Omelia del 5 Febbraio del 1978)



“I documenti del Concilio, soprattutto la Guadium et Spes, numero 73 e il diritto sulle attività dei laici, di voi, di quelli che stanno nel mondo, numero 14, segnala il compromesso politico di tutti i cristiani come un vero incarico di apostolato. In tal modo che nessuno cristiano possa dire: io non mi ci metto, io non mi comprometto, perché questo sarebbe un cattivo cristiano, essendo anche un cattivo cittadino. Per questo tutti i cristiani devono partecipare, devono sentire, come un incarico di apostolato cristiano, collaborare con il voto, con la capacità politica, al bene comune. Questo esige ciò che dicevamo prima, che si canalizzino le varie opzioni politiche degli uomini. Non si deve creare un solo canale perché tutti vadano lì, ma rispettare il pluralismo che è un esigenza dei tempi nuovi”. (Omelia del 5 Marzo del 1978)


“Fratelli non è che altre professioni siano inferiori al sacerdozio, ogni vocazione vale, lì dove Dio la vuole; e questo è ciò che vorrei dire ora, fratelli, come chiamata nel nome di Cristo: Che ognuno di voi sia luce nella sua professione. Il mio incarico di vescovo è la mia vocazione, quella dei miei fratelli sacerdoti nel popolo e nelle parrocchie, è la loro vocazione, il loro posto.Quella delle comunità religiose nei loro collegi, nei loro ospedali, nelle loro missioni, lì è la loro vocazione. E vocazione anche la vostra, cari laici: il medico, l’avvocato, l’ingegnere, l’impiegato, la commerciante, quello che si guadagna da vivere caricandosi le valige al mercato, il giornalista, il falegname, ognuno vive la propria vocazione. Che bella la vita sarebbe in ognuno sentendosi orgogliosi della propria professione, cercando di specializzarsi non per ottenere di più (questo è egoismo), ma per essere più luce nel mondo! Che bella sarebbe la società! Quando gli uomini hanno un ideale e non pensano ai beni della terra, ad arricchirsi di più, avere di più. L’espressione più eloquente del sottosviluppo morale è: l’avidità; l’affanno del possedere; la frenesia del potere; l’idolatria. L’uomo brilla quando è luce del Signore; quando fa della sua professione un servizio all’umanità; quando come una lampara, si consuma accendendosi nella comunità e nella Chiesa (...) Le opere buone a partire dai poveri. Che bella ed eloquente è la parola di Isaia: dividi il pane con gli affamati, ospita i poveri senza tetto, vesti chi è nudo, senza trascurare te stesso e chi ti è vicino...


Se un giorno ci togliessero la radio, ci sospendessero il giornale, non ci lasciassero parlare, uccidessero tutti i sacerdoti e anche il vescovo e lasciassero voi come un popolo senza sacerdoti, ciascuno di voi dovrebbe essere un microfono di Dio, ciascuno di voi dovrebbe essere un messaggero, un profeta. La Chiesa esisterà finché vi sarà un battezzato, e questo unico battezzato rimasto nel mondo avrà davanti al mondo la responsabilità di mantenere alta la bandiera della verità del Signore e della sua giustizia divina. Ma, cosa state facendo, battezzati, nel campo della politica? Dov’ è il battesimo? Battezzati nelle professioni, nel campo operaio, nel mercato.
Dovunque c’è un battezzato, lì c’è la Chiesa, lì c’è un profeta, lì devi dire qualcosa in nome di quella Verità che illumina le bugie della terra. Non siamo codardi. Non nascondiamo il talento che Dio ci ha donato fin dal giorno del nostro Battesimo e viviamo nella bellezza della verità e nella responsabilità di essere un popolo profetico”.

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