sabato 23 marzo 2013

Non profanate la casa di Dio




Il 14 giugno del 1980, invitato per una Messa nella sua vecchia parrocchia di San Juan Bautista a Nonualco (El Salvador) nel giorno della festa del Cuore Immacolato di Maria, Padre Cosma Spessotto, inginocchiato in un banco, pregava ai piedi della statua della Madonna. Un uomo con la faccia nascosta da un fazzoletto, prese dal tascapane una piccola mitragliatrice, lo chiamò per nome e, appena si voltò, premette il grilletto stroncando la sua luminosa vita. Padre Cosma riuscì a dire: “Perdono, perdono”.

Padre Cosma era nato a Mansué (TV) nel 1923. Già all'età di 12 anni avvertì la chiamata del Signore che lo invitava al sacerdozio. Il 17 novembre 1940, si consacrava al Signore nell'Ordine di San Francesco d'Assisi e il 27 giugno 1948, fu ordinato sacerdote nella chiesa della Madonna della Salute a Motta di Livenza.
Non esitò a manifestare immediatamente ai suoi Superiori il desiderio di recarsi missionario in Cina, ma impedimenti di natura politica e ideologica, tra la Chiesa di Roma e il Clero del luogo, gli preclusero quella via. Domandò allora di poter partire per il Centro America, quale evangelizzatore di anime nelle missioni appena aperte del Guatemala e dell'El Salvador. Nel 1950, fu destinato a El Salvador, a quel tempo, una delle nazioni più povere del Continente americano.


Nella cittadina di San Juan Nonualco, aveva istituito la sua parrocchia, costruendo una nuova chiesa dotata di un imponente campanile, alto 26 metri, la cui croce, illuminata anche di notte, divenne visibile da molti chilometri di distanza. Annessi alla chiesa sorsero anche dei laboratori per insegnare ai ragazzi un mestiere e fu edificata una scuola parrocchiale per le classi elementari intitolata al Papa Buono Giovanni XXIII. Quel luogo diventò per padre Cosma il campo di lavoro e di apostolato fino alla morte. Sacerdote mite, buono e umile predicò la giustizia e la carità, l'amore fraterno e il perdono a tutti, specie ai suoi campesinos disperati per le tristi e misere condizioni di vita. Il suo motto era: "Le idee non si affermano con le armi".


Padre Cosma presentiva vicina la sua fine. Otto giorni prima, aveva scritto nel suo testamento spirituale:
Ho il presentimento che da un momento all’altro, persone fanatiche mi possano togliere la vita. Domando al Signore che nel momento opportuno mi conceda la forza per difendere i diritti di Dio e della Chiesa. Morire martire sarebbe una grazia che non merito. Lavare con il sangue versato per la causa di Cristo tutti i miei peccati, difetti e debolezze della vita passata, sarebbe un dono gratuito del Signore.
Già da questo momento perdono e domando al Signore la conversione degli autori della mia morte. Ringrazio tutti i miei fedeli che, con le loro orazioni e manifestazioni di stima, mi hanno animato a offrire per loro l’ultima testimonianza della mia vita, perché essi siano buoni soldati di Cristo. Spero di continuare a aiutarli dal cielo”.
Padre Cosma aveva incontrato i capi dei guerriglieri per farli desistere dalla strada della violenza e si era opposto fermamente all’occupazione della sua chiesa, affinché essa non diventasse simbolo di guerra, ma soltanto di pace. “Ammazzate me – aveva gridato in più occasioni ai belligeranti – ma non profanate la casa di Dio. Se vorrete entrare in chiesa, dovrete passare sopra il mio cadavere”. La tragica profezia non tardò a avverarsi.

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