Questo evento particolare mi ha fatto riflettere e scrivere....
suor Bertilla
Fu una domenica particolare, la 13a dell'anno liturgico. Rientrando
dalla messa domenicale celebrata in parrocchia, a dieci minuti di strada dal
nostro lebbrosario, trovammo un’ambulanza (specie di furgone porta-materiale)
ad aspettarci all’entrata della nostra struttura.
C’erano anche tre poliziotti. Noi, colte di sorpresa, subito
chiedemmo loro cosa fosse accaduto. Ebbene, un agente si avvicinò e ci disse: “Abbiamo
trovato un lebbroso sul marciapiede una strada nel centro di Mumbai e abbiamo
pensato di portarlo qui.” Non appena aprimmo il furgone, retrocessi istintivamente,
tanto era forte il cattivo odore che fuoriusciva. Sdraiato su un lenzuolo di
plastica lurido, unto e bisunto stava Bolu, un uomo avvolto in pochi stracci
altrettanto sudici. Trasferimmo il povero ammalato sulla nostra lettiga. Non è
facile descrivere la gravità delle sue condizioni: era semisvenuto, col corpo
ricoperto di piaghe. Subito prestammo il primo soccorso: spugnatura, infusione
endovenosa e iniezione via parenterale, ecc. ecc…
Bolu era il dono che il Signore ci aveva fatto quella
domenica, l’occasione di mettere in pratica il Vangelo da poco letto e meditato
(Mc 5, 21-43). Come Gesù aveva abbandonato la folla per seguire il padre della
bambina morente per guarirla, anche noi non potevamo rimanere indifferenti di
fronte a tale sofferenza. Abbiamo cercato di imitarLo, cioè di fare tutto il
possibile per guarire il nostro prossimo. Dopo che medicammo per bene quelle
piaghe estese, profonde, puzzolenti e necrotiche, Bolu si risvegliò. Fu allora
che venimmo a conoscenza della sua ulteriore semi-cecità.
Di Bolu non abbiamo mai potuto avere nemmeno un identikit:
neppure la polizia stessa aveva informazioni sul suo conto. Tutto ciò che si
conosceva erano il suo nome e il luogo putrido dove era stato trovato, riverso
agonizzante sul ciglio di una strada. Nel giro di pochi giorni Bolu peggiorò
irreversibilmente e, nonostante le nostre cure e attenzioni, non ce la fece. Il
pover’uomo morì senza rivelare nulla sulla sua vita, né sulla sua provenienza,
ma sicuramente ha raggiunto la sua meta, il Cielo, perché ha saputo soffrire in
silenzio, con pazienza, serenità e dignità.
Vimala – Mumbai – Agosto 2012
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