sabato 10 dicembre 2011

Ogni vita, ogni stadio della vita, chiede amore!


«Quando Dio è venuto in terra ha portato l’amore. Egli, creatore della vita e suscitatore d’una nuova Vita più importante ancora, sapeva cosa occorreva per mantenerla: occorreva l’amore. E alla fine della vita egli stesso ci giudicherà unicamente sull’amore. È dunque importante l’amore. Usciamo allora da questo stadio col proposito di far della nostra vita un solo atto continuato d’amore verso ogni prossimo e di comunicare questa ansia a più gente possibile. Porteremo così il nostro contributo a quella civiltà di cui ogni tanto si parla: la civiltà dell’amore».
Chiara Lubich                  

Così rifletteva Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei Focolari, nel palazzetto dello sport a Firenze, il 17 maggio 1986, insieme a Madre Teresa di Calcutta, quando era stata chiamata a dare una testimonianza alla giornata “Ogni vita chiede amore”. Dichiarava allora: «Amare, dunque, amare, amare, amare. Perché la vita, ogni vita, ogni stadio della vita, chiede amore. Alla cultura della morte dobbiamo opporre una cultura della vita».


Quest’anno il premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta” è stato conferito alla sua memoria.
Il premio, istituito dal Movimento per la Vita affinché i più piccoli, i più poveri e i più fragili tra gli uomini non siano dimenticati, viene assegnato nella giornata in ricordo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948 ed è chiamato “europeo” perché l’Europa pretende di essere il luogo dei diritti umani, ma sta con ripetute risoluzioni oscurando le proprie radici cristiane che darebbero veridicità alle proclamazioni verbali.


Il premio porta il nome di Madre Teresa di Calcutta, perché è lei la donna europea, premio Nobel per la pace, che ha saputo chinarsi su tutte le più estreme povertà umane. Nata nell’Europa Orientale, ha vissuto per la maggior parte della sua esistenza in India, visitando però gran parte delle Nazioni del mondo; il conferimento del Premio Nobel per la pace è la testimonianza dell'ammirazione che suscitò in tutti i popoli. Nel riceverlo ella affermò che “l’aborto è il principio che mette in pericolo la pace nel mondo”. Sosteneva che i bambini vittime dell’aborto sono “i più poveri tra i poveri”.

Il premio è un riconoscimento a chi ha reso una testimonianza particolarmente generosa ed efficace alla dignità umana, all’amore e alla vita, e che perciò ha contribuito in maniera esemplare a costruire una vera cultura dei diritti umani.

Il 10 dicembre 1948 i rappresentanti di tutti i popoli della terra, alla fine della tragedia della seconda guerra mondiale e perché niente di simile si verificasse più in futuro, sottoscrissero la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Essa comincia con le seguenti parole: “Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro uguali ed inalienabili diritti costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.
Paolo VI ha detto che questa dichiarazione “è quanto di più alto abbia prodotto la saggezza umana”. Ma Giovanni Paolo II ha dolorosamente constatato che “giunge ad una svolta dalle tragiche conseguenze un lungo percorso storico che, dopo aver scoperto l’idea dei diritti umani (...) incorre oggi in una sorprendente contraddizione: (...) lo stesso diritto alla vita viene praticamente negato e conculcato, in particolare nei momenti più emblematici dell'esistenza, quali sono il nascere e il morire”.

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