sabato 3 dicembre 2011

Costa d'Avorio: un alfabeto non basta!

Le notizie dalla Costa d’Avorio hanno spesso un connotato di precarietà: “In tutta Abidjan in due mesi e mezzo, circa 40 tra chiese e case di religiosi e religiose sono state attaccate da banditi armati a scopo di rapina”. È quanto denuncia, Padre Augustin Obrou dell'Arcidiocesi di Abidjan, la capitale economica. “È una situazione impressionante: il fatto che un così gran numero di luoghi di culto cattolici siano stati attaccati in così poco tempo lascia adito al sospetto che vi siano anche altre motivazioni”.


Intanto il coraggioso impegno dell’associazione AVSI continua là dove si affronta l’emergenza e, attraverso di essa, riceviamo notizie sull’avventura di Daniela: a lei è affidato ad Abidjan il progetto, co-finanziato dall’Unione Europea, che vuole favorire l’inserimento di 4300 giovani nella società civile attraverso lo sviluppo e il rafforzamento di quelle realtà e attività già presenti e preposte a questo servizio.

Nonostante Daniela si renda conto di come sia davvero difficile stare dietro a tutto quello che le propongono le nuove sfide e come, per poter vivere bene, intensamente, le avventure ivoriane di ogni giorno, debba rinunciare a tante altre cose, ora che piano piano la situazione interna sembra migliorare, non manca di tenere vivo quel rapporto unico e speciale che ha creato con i tantissimi amici vicini e lontani, con cui ha condiviso in passato un pezzo di strada.

E siccome un alfabeto non basta a contenere la miriade di impressioni e considerazioni sull'ambiente in cui vive, sugli amici africani e sul suo lavoro, alla svolta di un mese di impegno epocale il prossimo gennaio, ecco qui di seguito raccolto un suo supplemento di definizioni.
Attualità: le FRCI stanno a poco a poco lasciando il posto alla polizia regolare (...ovunque tranne che ad Abobo, pecora nera e fulcro dell'instabilità ivoriana!!!), il turismo sta timidamente riprendendo, la circolazione interna al Paese si fa via via più sicura. Tutti segnali incoraggianti che lasciano ben sperare. Eppure anche la ricca Costa d'Avorio presenta sacche di impressionante povertà, non solo materiale!!!
 
Déplacés, in francese, significa sfollati. Durante i 4 mesi di violenze e disordini che hanno seguito le elezioni presidenziali, più di 1500 persone sono state uccise. Le statistiche ufficiali parlano di un milione di ivoriani costretto ad abbandonare le proprie case nella parte occidentale del Paese. Un’eloquente testimonianza di questa delicatissima situazione viene da Yopoughon, uno dei quartieri più popolati di Abidjan. La Parrocchia di Saint Laurent, affidata ai missionari della Comunità di Villaregia, ha accolto durante la recente crisi ben10.000 sfollati, realizzando un vero miracolo di accoglienza per sopperire ai loro bisogni. L’immensa tendopoli che, fino a circa un mese fa, sorgeva accanto alla chiesa era uno spettacolo impressionante … ma anche un prezioso segno di speranza per chi, a causa della guerra, ha perso tutto.
Italiani. Quella di AVSI in Costa d’Avorio è una storia recente, cominciata nel 2008. Con l’inizio di un nuovo progetto co-finanziato dall’Unione Europea e rivolto ai giovani vulnerabili del quartiere di Abobo, ad Abidjan, AVSI ha recentemente potuto ampliare il suo raggio d’azione ed aprire un nuovo ufficio in loco. Ad oggi lo staff espatriato si compone di 5 persone, una burundese e 4 italiani. I ruoli? Rappresentante Paese, Capo Progetto, Operational Officer, Capo Base dell’ufficio regionale di Bouaké e Coordinatore SAD.
OEV. Un acronimo che sta per “orphelins et enfants vulnérables”: orfani e bambini vulnerabili. Sono loro i beneficiari del primo progetto che AVSI ha implementato nel Paese e che è tuttora in corso grazie non solo alla Cooperazione americana ma anche agli amici italiani del Sostegno a Distanza che con il loro affetto assicurano a tanti bambini in difficoltà un accompagnamento psico-sociale qualificato ed un aiuto per pagare la scuola e le cure mediche. Questa vicinanza è rimasta viva anche durante il periodo della crisi post elettorale che ha provato duramente le famiglie della capitale. OEV è un termine tecnico, freddo, impersonale: noi preferiamo parlare di “i nostri bambini di valore”, consapevoli che dietro una problematica di estrema povertà, AIDS, abbandono, violenza familiare, emarginazione c’è la storia di un bimbo in carne ed ossa, unico e speciale, la cui vita é preziosa e dev’essere tutelata.
Partnership. Chi lavora con AVSI sa che l’operato della Fondazione si basa su 5 pilastri o valori fondamentali. Uno di questi è il partenariato, ossia la volontà di creare in loco collaborazioni solide e durature, capaci di assicurare il proseguimento delle attività anche dopo la fine dei progetti. Lavorare insieme ai partners locali é al contempo una sfida impegnativa ed una grande ricchezza. Richiede senza dubbio molta pazienza … ed altrettanta capacità di mettersi all’ascolto. Ne vale però la pena, questo é certo: in cooperazione, risultati effettivi e durevoli si raggiungono solo grazie alla capacità di creare relazioni, di lavorare in sinergia, di responsabilizzare e valorizzare le risorse esistenti in loco, aiutandole a divenire protagoniste del loro stesso sviluppo.
Stregoneria. Le credenze sono una sovrastruttura ingombrante che costituisce quasi una seconda pelle per l'ivoriano, anche quando ha studiato e viaggiato. Il problema é che le suddette impediscono, in certi casi, uno sviluppo sociale armonioso e sano, schiacciando le famiglie, le comunità, i villaggi sotto un cumulo di incomprensibili e insensati obblighi.
Zenzero. Uno degli ingredienti di punta della cucina ivoriana. Lo si vende al mercato ma anche per strada, a pezzettini, surrogato locale della caramella europea. La gastronomia locale punta soprattutto su riso, manioca, banane, pesce e salse piccanti oltre ogni dire, ma in capitale si trova davvero di tutto, dalla pasta agli affettati. Penso quindi che durante il mio soggiorno ivoriano non soffrirò troppo la mancanza delle ghiottonerie made in Italy!.
 Daniela                                               

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