mercoledì 8 maggio 2013

Testimone del Vangelo senza confini


Don Ruggero Ruvoletto, dopo vari servizi alla sua Diocesi di Padova, partì nel 2003 per il Brasile e partecipò a un progetto di presenza missionaria alla periferia di Manaus, dove la criminalità era particolarmente aggressiva. Venne ucciso il 19 settembre 2010. Il suo corpo senza vita fu trovato inginocchiato vicino al letto, con il capo reclinato, colpito alla nuca da un proiettile. 
«La mia vocazione missionaria è nata con la mia stessa ordinazione. È una vocazione che è cresciuta in me, sia per disponibilità personale, sia per risposta all’invito della chiesa ad essere prete per il mondo. Se non ci fosse stato l’invio in missione, avrei accettato lo stesso la situazione perché comunque oggi la missione è la stessa vita della Chiesa, è accogliere lo straniero, è fare un cammino educativo, è favorire la promozione umana. Non è più una questione di chilometri, spazi, oceani, culture…».
«Non faccio progetti a lunga scadenza, conosco la povertà e la precarietà della mia gente. Il mio impegno è soprattutto quello di incontrare le persone, andarle a trovare a casa, stare con loro, seguirle e sostenerle nei loro problemi».

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