sabato 13 luglio 2013

Il miracolo della preghiera e dell'Amore

«Siamo chiamati ad amare, non a salvare.
È Gesù che salva, non noi. A Lui spetta raccogliere,
a noi seminare servendo con amore, seminando l’amore»

(dalla Regola di Vita)


Le missioni [della Comunità Cenacolo] sono nate nel cuore di un giovane, Nicola, che ha creduto nella vita fino all’ultimo. La sua sofferenza offerta per questa intenzione ha generato le nostre missioni per i bambini di strada: il sogno di Nicola è divenuto così realtà.
Madre Elvira

Nel giorno della Madonna di Fatima, 13 maggio, dieci ragazze provenienti da varie fraternità, unite a due Suore Missionarie della Risurrezione hanno ricevuto la croce missionaria per partire in missione. Hanno raggiunto le terre dove opera la Comunità Cenacolo: Brasile, Perù, Africa e Messico.
Nello stesso giorno, presso una missione in Brasile, si è verificato un fatto inspiegabile, che testimonia come  la preghiera possa riaccendere in tutti la speranza e rende evidente la vicinanza in tutte le situazioni della vita di Colei che ha creduto.

Mogi das Cruzes.
Mi sembra ieri che sono andata all’ospedale a prendere, per la prima volta nella storia di questa missione, un neonato di otto giorni. Con grande emozione sono entrata nella maternità e lì c’era lui, un batuffolino minuscolo tutto avvolto dentro una grande coperta blu. Era il 3 di aprile.
Col cuore in gola ho preso in braccio quel bambino, abbandonato dalla madre in ospedale subito dopo la nascita, e ho subito sentito un grande amore.
A casa tutti lo hanno accolto come un dono di Dio, un regalo del Cielo. Il piccolo Micael, così la mamma lo aveva chiamato, era piccolissimo, leggerissimo, dolcissimo. Lo abbiamo accolto come Gesù Bambino in persona dentro la nostra famiglia e da subito lo abbiamo amato tanto, non solo mio marito ed io, ma anche i bambini, tanto che la nostra figlia più piccola, durante la preghiera della sera di quello stesso giorno, disse: «Volevo ringraziare per la Provvidenza di questo bimbo che Gesù ha mandato nella nostra famiglia, grazie!». Il piccolo Micael, che poi noi abbiamo battezzato con i nomi di Francesco Michele, ha subito riempito le nostre giornate... e le nottate di tanta allegria e vita nuova. Ben presto, però, la gioia è stata turbata da una malattia gravissima: la sifilide, contratta dalla madre alla nascita e non riconosciuta nell’ospedale dove è nato. Lo abbiamo ricoverato d’urgenza il 27 di aprile e subito lo hanno spedito in rianimazione, con una sola parola: gravissimo.
Michele era in fin di vita, con una setticemia condita poi da una polmonite bilaterale, un’infezione urinaria e un blocco renale.
I medici non ci davano nessuna speranza.
Abbiamo pregato tanto, tutti, grandi e piccini, offrendo di tutto, rinunce grandi e piccole, fioretti, digiuni, lacrime e sospiri. Un fiume di preghiera giunte da tutte le nostre case ha avvolto il piccolo Michele in lotta tra la vita e la morte. Alla fine, il 12 maggio, dopo quasi tre settimane in rianimazione al suo fianco insieme a Gianluca, esausta, ho parlato alla Madonna e le ho chiesto: «Maria, se questo bambino non ha chances di vita, per favore, domani che è il tuo giorno, portalo in Paradiso tra le tue braccia, ma fallo domani, nel giorno di Fatima. Se invece questo bambino deve vivere, allora, per favore, dacci un segnale di speranza». Così, tutto il giorno 12 sono stata molto agitata, perché le notizie dall’ospedale erano pessime e anche perché non volevo che arrivasse il 13 maggio: avevo paura! La mattina del 13 è iniziata con la notizia del blocco renale e sono partita per l’ospedale già pensando a come organizzare il funerale.
Mi sono chinata su di lui, che era già pallido come la morte, e con le mie lacrime che cadevano sul suo faccino gli ho detto: «Michele, ascolta la mamma. Se sei stanco e senti di non farcela più, vai in pace. Ho parlato con la Madonna e ti consegno tra le sue braccia. Dio sa cosa è meglio per te. Dio ti ama, è tuo Padre. Non avere paura, noi ti accompagniamo fino in fondo, non sei da solo».
E lo stesso ho detto a Dio.
Ebbene, a partire da quella notte del 13 maggio, il miracolo è in atto e Michele ha ricominciato a migliorare ogni giorno un pochino.
Sembra un risveglio graduale di tutti i suoi organi.
I medici del reparto di rianimazione dove è ancora ricoverato sono sorpresi, loro stessi lo considerano un miracolo, un miglioramento inspiegabile. Insomma, la lotta continua, ma ormai siamo sereni, la Madonna ha preso il comando. Michele vivrà!
Vi ringraziamo tutti per avere pregato con noi. Grazie.
                                                                        Gaia

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