domenica 7 luglio 2013

Il destino della grandezza è la sofferenza


Pavel Florenskij (1882-1937) fu un grande scienziato, filosofo, teologo e prete della Chiesa Ortodossa russa, deportato per molti anni nei gulag staliniani, fucilato nel dicembre 1937 nei pressi di Leningrado, dopo una lunga detenzione alle isole Solovki, il grande lager sovietico.

Ai familiari dalle isole Solovki, qualche mese prima di essere ucciso, scrisse:
«Il destino della grandezza è la sofferenza, quella causata dal mondo esterno e la sofferenza interiore. Così è stato, così è e così sarà… È chiaro che il mondo è fatto in modo tale che ad esso non si possa dare nulla se non pagandolo con sofferenza e persecuzione. E tanto più disinteressato il dono, tanto più crudeli saranno le persecuzioni e atroci le sofferenze. Tale è la legge della vita, il suo assioma fondamentale… Per il proprio dono, per la grandezza, bisogna pagare con il sangue».
Nel Testamento rivolgendosi ai figli Florenskij scrisse:
«Figlioli miei carissimi... abituatevi, imparate a fare tutto quel che fate con passione, ad avere il gusto del bello, dell’ordine; non disperdetevi, non fate niente senza gusto, a qualche maniera. Ricordatevi che nel “pressapochismo” si può perdere tutta la vita, e al contrario, nel compiere in maniera ordinata, armoniosa, anche cose e opere di secondaria importanza si possono fare tante scoperte, che poi vi serviranno come sorgenti profondissime di nuova creatività... E non solo. Chi fa “a qualche maniera”, impara a parlare nello stesso modo, e la parola trascurata implica poi di conseguenza anche un pensiero confuso. Figlioli miei carissimi, non permettete a voi stessi di pensare in maniera trascurata. Il pensiero è un dono di Dio, richiede che ce ne prendiamo cura. Essere chiari e responsabili nel proprio pensiero è il pegno della libertà spirituale e della gioia del pensiero. Era tanto che volevo scrivervelo: guardate più spesso le stelle. Quando provate dolore nell’anima, guardate le stelle oppure l’azzurro del cielo. Quando vi sentite tristi, quando qualcuno vi offende, quando non vi riesce qualcosa oppure vi sopraffà la tempesta interiore, uscite fuori e rimanete a tu per tu con il cielo. E allora la vostra anima si placherà. Non rattristatevi e non datevi pena per me. Se sarete lieti e coraggiosi, ne sarò confortato anch’io. Sarò sempre con voi nell’anima, e se il Signore lo permetterà verrò a voi di frequente per vegliare su di voi. La cosa più importante che vi chiedo è che facciate sempre memoria del Signore e camminiate al Suo cospetto. Con questo, vi ho detto tutto quello che ero in grado di dirvi. Il resto non sono che particolari secondari. Ma questo non dimenticatevelo mai».

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