giovedì 12 luglio 2012

Dove sta la missione?

Un missionario salesiano, Silvio Roggia, maestro dei novizi in Ghana, ha proposto sulle pagine del Bollettino Salesiano un’interessante riflessione sulla sua esperienza dell’Africa, da cui appare l’inizio di una tendenza che sorprende nella sua inattesa evidenza: dall’Africa giovane alla vecchia Europa, l’inversione dei poli…


Viva Yutong! Sono comodamente seduto sul sedile numero ventotto del bus made in China che tra breve da Sunyani parte alla volta di Accra, dove dovremmo arrivare verso le 3.30 di domani mattina.

Vi ho pensato l’altra mattina durante la preghiera dei fedeli. Nicholas ha pregato per il Western World. Non ha niente a che fare con i cow boys e gli indiani: è un modo sintetico per indicare il mondo occidentale (con Europa e Stati Uniti a capofila). Non è la prima volta che una preghiera a favore dell’Occidente fa capolino tra il variopinto florilegio di intenzioni dei nostri ragazzi.
Pregano perché sanno che c’è crisi, come si vede dalla CNN. Pregano per i poveri d’Europa e ancora più intensamente per la povera Europa o America quando arrivano segnali di grave povertà morale o spirituale.
L’Africa che prega per il Western World: viene il sospetto che il polo magnetico si stia invertendo. D’altra parte capita anche in natura (ci vuole un qualche migliaio d’anni per un’inversione del polo magnetico terrestre che fa rovesciare Nord e Sud sulla bussola... ma succede).
Pregare per l’Europa, con un senso di compassione, dal cuore dell’Africa. Non può passare inosservato.
Qualcosa di profondo sta cambiando.
Noi visi pallidi siamo stati allevati dai TG per anni a guardare all’Africa con compassione, non sempre nel senso più evangelico e puro del termine. Abituati a misurare la distanza in fatto di PIL, accesso all’acqua potabile, dottori procapite... fino ad assuefarci a un senso di costante miseria ed emergenza, capaci di stupore solo quando c’è qualche soprassalto nei numeri, qualche cosa di esageratamente tragico che si evidenzia da uno sfondo costante di carestie, guerre, HIV pandemico.
L’Africa è una zona calda nell’economia globale, con ritmi di crescita super accelerati in diversi pae-si. L’Angola per esempio. C’è un esodo di portoghesi verso la loro antica colonia, in cerca di lavoro. Una emigrazione al contrario, con la fretta di arrivarci prima di essere troppo allo stretto visto che in Angola si conta già una popolazione di cinesi che supera il milione. Non passa mese che impresari spagnoli non si mettano in contatto perfino con noi missionari in Ghana, chiedendo consigli e aiuto nella ricerca di nuove opportunità per investire, visto che il loro mercato ‘a casa’ è fermo.
Non parliamo poi di Cina e India: il Yutong su cui sto viaggiando è un esempio. Il 95% dei pull-man in Ghana è made in China. Nuovi. Meglio dell’usato che prima arrivava dall’Europa.

Ma l’ecomomia non è l’unico termometro che può registrare in simultanea crisi da una parte e crescita dall’altra.
Benedetto XVI, nella lettera enciclica che ci ha regalato il Novembre scorso, quando è venuto a Cotonou, ha parlato dell’Africa come polmone spirituale della Chiesa e del mondo. Mentre premo i pulsanti di questa tastiera di laptop nel bel mezzo del Yutong c’è un giovane che ha preso la parola e ha fatto pregare i passeggeri e li sta ora esortando citando la Bibbia nella lingua locale, il twi. Non è affatto una cosa insolita. Qualunque mezzo pubblico, in qualunque angolo del West Africa: pregare quando si parte è la cosa più naturale e logica che si possa fare. Tutti credono in Dio e tutti lo fanno esplicitamente, in audio-visivo, con canti, battimani, danze... Pensate se mai qualcuno osasse fare una cosa simile sul pullman della Sadem che collega Torino a Malpensa (l’ultimo mezzo pubblico che ho preso in Italia).
Qual è la terra di missione? Qui è una foresta vergine super lussurreggiante e multicolore nelle sue espressioni, con centinaia di denominazioni cristiane diverse: ma il fatto di credere è così palpabile che non si può non esserne contagiati. Che dire del Western World soprattutto europeo? Fa bene Nicholas a pregare per l’evangelizzazione dell’Europa?


Cambiare occhi
Lasciamo perdere l’antiquariato delle notizie televisive – sull’Africa i nostri TG sono proprio rimasti indietro, legati a stereotipi che altre reti televisive non made in Italy hanno superato da anni – e facciamoci affascinare dalla diretta che viene dal contatto personale con qualche amico ‘di colore’: vedere a colori in fondo è stato un bel passo avanti rispetto al ‘bianco e nero’ degli anni Settanta. Cambiare occhi, prospettiva, è molto più affascinante che passare dal digitale allo schermo tridimensionale della TV tra le quattro mura di casa. Invece del superpiatto meglio scegliere il superprofondo, che non si accontenta della superficie ma sa leggere dentro la vita di chi cammina nei vicoli di questo villaggio globale. Gli occhi del tuo vicino africano sono la finestra migliore a cui affacciarsi. Il mio mi sta dicendo che siamo quasi arrivati al tollbooth di Tema roundebout. Tempo di scendere. Si sta facendo chiaro. Buon giorno!

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