sabato 16 giugno 2012

«Volevo seguire solo Gesù»


"Solo l'amore ha un senso, solo l'amore libera l'uomo da tutto ciò che lo rende schiavo,
solo l'amore fa sì che noi non abbiamo più paura di nulla,
che noi porgiamo la guancia ancora non ferita
allo scherno e alla battitura di chi ci colpisce perché non sa quello che fa,
che noi rischiamo la vita per i nostri amici,
che tutto crediamo, tutto sopportiamo, tutto speriamo ...
Ed è allora che la nostra vita diventa degna di essere vissuta.
Ed è allora che la nostra vita diventa bellezza, grazia, benedizione.
Ed è allora che la nostra vita diventa felicità anche nella sofferenza"
 
                            Annalena Tonelli

Annalena Tonelli fu uccisa a Borama in Somalia, dopo trentaconque anni vissuti a testimoniare la radicalità evangelica in terra musulmana. Era nata a Forlì il 2 aprile 1943 ed era cresciuta alimentando in sé il desiderio di donarsi agli altri. Laureata in Giurisprudenza a Bologna, si era formata nell’Azione cattolica, divenendo dirigente degli universitari cattolici. Il desiderio di operare concretamente e in prima persona a servizio degli ultimi, la portò a studiare terapia e profilassi delle malattie tropicali e dell’hanseniasi, in Spagna e in Inghilterra. Poi, all’inizio del 1969, era partita alla volta del Kenya, insediandosi nella regione al confine con la Somalia, per dedicarsi ai nomadi del deserto e ai rifugiati somali. Espulsa dal Kenya, si era trasferita in Somalia, prima a Merka e poi nel 1996 a Borama, dove fondò un ospedale per tubercolotici e ammalati di AIDS e una scuola per bambini sordi e disabili. Nell’aprile 2003, per questa sua opera, aveva ricevuto dall’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati il premio Nansen. Il 5 ottobre dello stesso anno, domenica sera, due sconosciuti penetrati nella casetta in cui abitava a fianco dell’ospedale, le spararono, uccidendola. Il suo corpo è sepolto tra la sua gente.

«Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati fin da quando ero bambina e così sono stata e confido di continuare a essere fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null'altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale...
Rendo grazie ai miei nomadi del deserto che me l'hanno insegnato. Poi la vita mi ha insegnato che la mia fede senza l'amore è inutile, che la mia religione cristiana non ha tanti e poi tanti comandamenti ma ne ha uno solo, che non serve costruire cattedrali o moschee, né cerimonie né pellegrinaggi ... che quell'Eucaristia che scandalizza gli atei e le altre fedi racchiude un messaggio rivoluzionario: "Questo è il mio corpo fatto pane perché anche tu ti faccia pane sulla mensa degli uomini, perché, se tu non ti fai pane, non mangi un pane che ti salva mangi la tua condanna". L'Eucaristia ci dice che la nostra religione è inutile senza il sacramento della misericordia, che è nella misericordia che il cielo incontra la terra.
Luigi Pintor, un cosiddetto ateo, scrisse un giorno che non c'è in un'intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi.
Così è per me. E' nell'inginocchiarmi perché stringendomi il collo loro possano rialzarsi e riprendere il cammino o addirittura camminare dove mai avevano camminato che io trovo pace, carica fortissima, certezza che tutto è grazia».

Nessun commento:

Posta un commento