martedì 24 dicembre 2013

Nonostante tutto: ...Buon Natale!


Dio
doveva sentirsi triste
nella beatitudine dei cieli
mentre vedeva
i suoi bimbi
- lo siamo tutti, da sempre,
ma alcuni più degli altri -
sfibrarsi
appassire e morire
nelle macerie
a cui abbiamo ridotto
così spesso
il suo mondo.
Non c’è felicità senza l’altro,
neppure se si è in Tre.
Così decise
di scivolare giù
dal paradiso
nella forma del figlio,
lasciando il suo io divino
per diventare
semplicemente
il noi di tutti.
Incorporando
i nostri dolori
per alleviarcene
se mai fosse possibile,
o dire almeno:
sono qui con te;
e posando,
trascorsi nove mesi
nel seno di una donna
che gli traducesse
la misericordia divina
in linguaggio umano,
posando
in una mangiatoia.
Per darsi da mangiare.
E fu il suo primo altare
e il presepe la prima
allusione - laica –
all’Eucaristia.
Il legno,
le croci di ogni tempo e luogo;
le punture del fieno,
le ferite del mondo;
le fasce,
i teli che avvolgono ogni piaga
o nascondono
lo scandalo delle morti.
Gli angeli,
l’unica e ultima  traccia di Dio,
il suo vangelo di pace;
i pastori,
i poveri disposti a cospirare
per il Regno
– la vita come dono -;
i vagiti del bimbo,
la risurrezione,
ogni volta di nuovo.
Questo è stato
Natale.
Il suo Natale.
A questo ci convoca.
Troviamoci, allora,
a Betlemme,
la Casa-del-pane.
Condiviso.

È quanto ti/si augurano
Anna Luisa, Laura,
José Rafael  e Mário
coi loro fratelli e sorelle
della Comunità “Evangelho é Vida”
del Bairro Rio Vermelho di Goiás

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