lunedì 27 ottobre 2014

Da Abidjan...

Carissimi,
Mi sono resa conto di non aver ancora scritto nulla del progetto che coordino attualmente (e che mi ha convinta a prolungare la mia avventura in Costa d’Avorio), nonostante tra pochi giorni compia 6 mesi di vita! 

Finanziato dall’Unione Europea, s’intitola “Droit aux droits” - diritto ai diritti – e tratta temi delicati ed importanti: il rispetto dei diritti umani, il civismo, la democrazia partecipativa e la cittadinanza responsabile.
Questo ambizioso progetto si propone di consolidare il ruolo della società civile nella promozione e protezione dei diritti dell’Uomo in sinergia con le forze dell’ordine, educando al tempo stesso la popolazione affinché rispetti e faccia rispettare i diritti di ognuno.
Le attività spaziano dalla formazione di tutte le parti in gioco alla creazione in ogni quartiere di comitati di vigilanza, incaricati di segnalare i casi di violazione alle autorità competenti. 


Un’attenzione particolare é accordata all’informazione e all’educazione della popolazione in materia di diritti umani attraverso attività diversificate ed alla portata di tutti: teatro popolare, cineforum, programmi radiofonici, sensibilizzazione dei commercianti nei principali mercati, giornate di consultazione e concertazione, in cui vari esperti (giuristi, medici, psicologi, assistenti sociali e poliziotti) sono a disposizione per un counseling gratuito.


La presa in carico di 700 vittime di violazione dei diritti umani permette inoltre di offrire un aiuto concreto alla ragazza violentata, al bambino maltrattato, al cittadino vessato, visto che purtroppo – per ragioni socioculturali più che economiche – chi é vittima di abusi spesso sceglie di non denunciare l’accaduto e ricorre alla giustizia popolare (occhio per occhio, dente per dente...).


Al di là della soddisfazione di pilotare un progetto concepito e scritto interamente da me, « Droit aux droits » mi sta permettendo di consolidare quanto fatto nel corso dei 3 anni precedenti, continuando a lavorare ad Abobo (uno dei quartieri più a rischio di Abidjan), in collaborazione con gli stessi partners locali ! 


Un’opportunità unica per incidere significativamente nel tessuto sociale grazie alla conoscenza del contesto, alla presenza di risorse umane già formate e ad un bel lavoro di squadra!
Restero’ in Costa d’Avorio fino a novembre 2015 per coordinare questo progetto, nella speranza di poter offrire il mio piccolo contributo allo sviluppo locale.
Concludo con una piccola storia di vita vissuta, più eloquente di tante parole...

Non sono un’amante dei discorsi, soprattutto di quelli che devo scrivere e pronunciare io.
Eppure, in qualità di capoprogetto, spesso mi tocca. Interventi nel corso di cerimonie e seminari, discorsi ufficiali, interviste alla radio... ormai sono abituata a parlare in pubblico e la cosa non mi crea particolari problemi.
Gli ivoriani tengono molto al protocollo e di solito per soddisfare le loro aspettative metto per iscritto il mio discorsetto, preparandomelo per bene.
La settimana scorsa pero’ - ipotizzando un’affluenza modesta all’attività in programma e troppo presa da alcune urgenze per buttare giù due righe – ho deciso di improvvisare.
Il discorsetto é venuto fuori bene: un sincero grazie ai partecipanti per la loro presenza, qualche parola sulle tante sfide da raccogliere sul campo, l’incoraggiamento ad unire le forze per ottenere risultati positivi.
Infine l’accenno alla cattiva reputazione di cui gode Abobo (conosciuta come «Abobo la guerra» per l’alto tasso di criminalità e di insicurezza vigenti), che tutti noi siamo chiamati a trasformare in positivo grazie a quei piccoli gesti di solidarietà e di civismo che sono alla portata di ogni cittadino. Chiusura in bellezza con una citazione del primo presidente ivoriano, Felix Houphouet-Boigny, il cui pensiero pacifista riscuote sempre grandi consensi.
Le prime file annuiscono convinte ed io penso di aver colpito nel segno ... si’, stavolta sono stata proprio brava!
Torno al mio posto tra gli applausi, ma un piccolo fuori programma mi attende: una vecchietta in abiti tradizionali si alza, abbandona la sua sedia e punta decisa verso di me, sotto gli sguardi stupiti dei presenti.
In men che non si dica mi ritrovo stretta in un abbraccio commosso, accompagnato da parole che non capisco, pronunciate in malinké (una delle tante lingue locali parlate in Costa d’Avorio).
La vecchietta mi arriva a mala pena alla spalla, é tutta sudata (sono le 3 del pomeriggio e si muore di caldo) ed il sorriso sdentato che mi regala non é propriamente un bel vedere, ma quel gesto inaspettato mi scalda il cuore.
Un collega mi spiega che la nonnina non parla francese e non ha capito una parola del mio bel discorso ufficiale.
Ha pero’ visto una straniera venuta a dare una mano in un quartiere in cui i bianchi non abitano e che hanno paura perfino di visitare, cosi’ ha voluto darmi il suo personale akwaba: benvenuta tra noi! Grazie per la tua presenza! On est ensemble!

Ogni volta che chiedo a me stessa perché ho scelto di vivere e lavorare in Africa, penso agli abbracci come questo, che sanno spiazzarmi e commuovermi, ricordandomi che la condivisione e la semplicità sono il più eloquente dei discorsi. Potrà sembrare pura retorica, ma dopo tanti anni d’Africa, continuo a credere che a queste latitudini chi più riceve ... sono io!

Un abbraccio a tutti e a ciascuno,
Daniela

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