domenica 17 luglio 2011

La Vita vale di più


Non preoccupatevi dunque dicendo:
“Che cosa mangeremo?
Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”.
Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani.
Il Padre vostro celeste, infatti,
sa che ne avete bisogno. ».
(Mt 6,31-32)
 

In occasione del decennale della Comunità, nel luglio 1993, per la prima volta si è svolta la “Festa della Vita”, diventata poi negli anni un raduno di fede per giovani, famiglie e amici della Comunità Cenacolo.
Da allora ogni anno a luglio salgono sulla collina di Saluzzo migliaia di persone provenienti dalle terre dove il soffio della Spirito Santo ha portato la Comunità, per vivere insieme quattro giorni di preghiera, catechesi, testimonianze nella gioia del Risorto che continua “a donare la vista ai ciechi, a liberare i prigionieri, a rialzare chi è caduto”.
E’ un grande momento comunitario di preghiera intensa e di gratitudine al Dio della vita in ricordo della nascita della Comunità. Il 16 luglio 1983, festa della Madonna del Carmine, Madre Elvira ha ricevuto le “chiavi” della Casa Madre di Saluzzo: quel giorno è nata la Comunità Cenacolo!
"La Festa della Vita è celebrare Gesù risorto e vivo in mezzo a noi, è la sua Risurrezione che si fa viva negli occhi, nel sorriso, nei volti luminosi di giovani e famiglie un tempo morti nelle tenebre e oggi vivi grazie alla forza della Misericordia di Dio, che è mille volte più grandiosa e travolgente del nostro peccato.
Vogliamo in questi giorni testimoniare con gioia a tutti che il perdono di Dio ha risollevato le nostre vite, facendole rinascere nella speranza.
Vieni anche tu… a far festa al Dio della Vita.
Ti aspettiamo con gioia!"
                                                                        Madre Elvira

Quest´anno è stato scelto come tema per camminare uniti nella fede la riscoperta dell´abbandono fiducioso alla Divina Provvidenza, che é uno dei pilastri fondanti della Comunitá Cenacolo. Sono particolarmente felice di poter testimoniare che ci siamo fidati Dio fin dall´inizio perché la fede ci portava a non avere paura, a coltivare la speranza, la fiducia e la pazienza, nella certezza che l’opera era sua e Lui doveva provvedere, mostrandoci passo dopo passo il cammino. Mi garantiva molto di più Lui di tutte le sicurezze umane.
Ho capito anche che non dovevamo puntare sulle sicurezze umane che ci venivano offerte dai soldi dello stato o dalle rette dei genitori, disponibili a dare tutto quello che veniva loro richiesto pur di salvare il figlio dalla tossicodipendenza, dalla disperazione. Mi sono resa conto che dovevo proporre l’amore di Dio e fidarmi totalmente di Lui, e per questo motivo era necessario eliminare dalla nostra vita la facile dipendenza da quello che rende falsamente sicuri tutti gli uomini: il denaro.
Quando tu hai i soldi ti senti più forte, più potente e a volte più prepotente, così come facevano i ragazzi quando avevano tanti soldi in tasca; per loro i soldi sono stati un forte richiamo alla morte. Questa è stata una grande scelta di libertà che la Comunità ha fatto: i ragazzi stessi rimanevano stupiti che per essere accolti non fosse necessario pagare una retta, che tutto questo fosse gratuito. Ho sempre detto loro che la vita dovevano riguadagnarsela e ricostruirsela rimboccandosi le maniche, che nessuno avrebbe piú pagato per loro, che quel poco di dignitá che era rimasta viva dentro di loro doveva risorgere attraverso il sacrificio. Ma il motivo fondamentale era dimostrare ai ragazzi che Dio c’è veramente: desideravo non solo parlare loro di Dio, ma che loro stessi potessero vedere e sperimentare la sua paternità concreta. Ho detto a Lui: “Io li accolgo e mi metto a loro servizio, e Tu mostra loro che Padre sei!”.
Quel Dio che è Padre lo avevo scoperto quando ancora ero bambina, e lì ho imparato a fidarmi di Lui quando la povertà era più cruda, nel senso che non c’era niente, e sentivo mia madre ripetere spesso una litania: “Santa Croce di Dio, non ci abbandonare!”. Nessuno vorrebbe soffrire ed invece lì ho capito quanto è importante nella vita imparare a vivere anche la croce come Provvidenza, perché lei è nostra madre e noi dobbiamo amarla e abbracciarla per vivere bene tutto il resto. 
Ci siamo messi nella condizione di essere poveri, perché volevamo attirare la Provvidenza e la Misericordia di Dio su di noi. Ciò che stava iniziando, anche se per me era incomprensibile, era qualcosa di grande, di bello, di importante per Lui, perché da quel momento Dio non ha più smesso di stupirmi, e in tutti questi anni, ve lo posso testimoniare con gioia, non ci ha mai, mai deluso!


In un tempo segnato da forti preoccupazioni umane circa il presente e da grandi paure verso il futuro, si vuole fare nostro l´invito di Gesù:
Non affannatevi ... il Padre vostro sa” per vivere il quotidiano nella serena certezza che Dio c´é e che il suo cuore, sempre rivolto verso di noi, “vede e provvede!”.
In questa Festa della Vita si è desiderato testimoniare a tutti che “la vita vale più delle cose”, che il vero tesoro siamo noi, che la vera ricchezza è la vita dell´uomo, che l´essere viene prima dell´avere.
Si è stati insieme per riconoscere gli innumerevoli doni della Provvidenza di Dio e per ringraziare e lodare la Sua fedeltà, per annunciare a tutti che veramente “chi si fida di Dio, non rimane deluso!”.

 

"Crediamo in quel Dio che ci ha amati, creati, chiamati prima alla vita e poi a seguirlo, e ci ha dato la possibilità di servire tanti figli suoi.
Il Signore si è fidato di noi, gente povera, per dire al mondo che Lui è un Padre buono che pensa a noi, e di questo lo vogliamo ringraziare.
In questi ventotto anni l'amore di Dio ha provveduto alle piccole e grandi necessità della nostra vita, ha operato in mezzo a noi cose straordinarie. Per questo vogliamo in questa Festa della Vita testimoniare i miracoli della Divina Provvidenza per annunciare a tutti che "Dio provvede", che Lui è un Padre che ascolta, che conosce, che vede e provvede, che  risponde ai suoi figli".
                                                         Madre Elvira

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