“Siamo in India perché il
Signore ci vuole qui e ci vuole missionarie!”: è la risposta agli interrogativi
della gente di Bombay quando le interpella. Più che la cura dei malati, il senso
della Missione di Suor Bertilla e delle sue consorelle è quello di annunciare
il Vangelo in una terra dove i Cristiani costituiscono un’esigua minoranza. È ciò
che l’esuberante Suora dell’Immacolata, con cui siamo da lungo tempo in
contatto, ci ha testimoniato al termine del Rosario Missionario meditato,
animato mercoledì sera dalla nostra Commissione.
Raggiunte le consorelle
due anni più tardi, Bertilla partecipò alla trasformazione dell’impegno a
favore della popolazione locale, dovuta alla constatazione che all’interno della
vicina baraccopoli erano presenti un gran numero di lebbrosi abbandonati al
loro destino di morte. Per iniziare a prendersi cura dei circa 200 casi assai problematici
di persone piagate dalla malattia, a cui spesso i vermi consumavano le carni,
le Suore dovettero chiedere un permesso alle autorità locali.
Permesso che fu concesso in
quanto in quegli anni l’India era sotto accusa da parte dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità, per non compiere alcun tipo di azione per debellare la
terribile malattia; la condizione per la concessione fu quella che le Suore
svolgessero un’attività di rilevamento sullo stato di diffusione della lebbra
all’interno del rione di 80 mila persone in cui si trovavano a operare. Il
risultato fu l’accertamento di 13 mila casi di malattia nei vari stadi della
sua evoluzione, che prevede una lunga fase di incubazione.
A favorire il diffondersi
del contagio erano le condizioni di debilitazione e indigenza della popolazione,
che abitava per lo più in case costruite in plastica di recupero e bambù,
nonostante Bombay costituisse già allora un luogo con abbondanti opportunità
lavorative, tanto da ospitare oggi più di 30 milioni di abitanti.
Per prevenire il contagio
della malattia, le Suore decisero di aprire una struttura dermatologica
ospedaliera, attraverso cui potevano riconoscere la malattia dall’insorgere
delle prime manifestazioni, spesso trascurate come macchie insignificanti della
pelle.
All’interno della
struttura venivano poi curati i casi più gravi ottenendo numerose guarigioni,
ma contemporaneamente assistendo a innumerevoli decessi.
Contemporaneamente fu dato
avvio a uno studentato per le figlie dei malati, che andavano sottratte al
contatto dei genitori per evitare il contagio e che sarebbero rimaste
altrimenti prive di qualsiasi tipo di cura e istruzione. I figli maschi
venivano viceversa indirizzati verso una struttura governativa, seppur essa non
assicurasse un trattamento minimamente comparabile e dove i ragazzini venivano raccolti
all’interno di uno stanzone, lamentando la scarsa attenzione ricevuta in
confronto a quella delle principessine
dell’Istituto delle Suore.
La ragione di tale
disparità di trattamento risiede nella necessità di consentire alle ragazzine, amministrando
gli esigui mezzi a disposizione, di crescere e diventare donne, in una società
in cui la considerazione per il mondo femminile è insignificante e la nascita
di una bambina viene accolta come un episodio di sfortuna.
Negli anni l’attività
delle Suore è stata ripagata da risultati decisamente positivi nella lotta alla
lebbra, tanto che l’India nel 2001 dichiarò, per convenienza politica, la
malattia completamente debellata. Proprio tale dichiarazione causò alle Suore
problemi di mantenimento dei fondi provenienti da amici dell’Italia per le adozioni
a distanza e da un’agenzia della Germania, che dovette mandare osservatori per
accertare il persistere della malattia, che oggi conta ancora 400 casi all’interno
del rione. Effettivamente risulta oggi più problematica la diffusione della
tubercolosi, che però, essendo molto più aggressiva (sempre attraverso il
contagio della saliva e delle vie aeree, come con la lebbra, assomigliandosi i
bacilli), non può essere trattata all’interno delle stesse strutture, per
evitarne la trasmissione.
Ultimamente la
preoccupazione è per il cambio di governo della nazione, che ha premiato un
movimento radicale di matrice indù e che mette addirittura a repentaglio la
possibilità di permanenza delle missionarie straniere nel paese. Episodi di
violenza, culminati in massacri soprattutto di Musulmani, hanno fatto crescere
considerevolmente i timori per l’incolumità dei Cristiani, che sono una
minoranza. Negli ultimi anni, a causa degli avvicendamenti, si è anche sofferta
un po’ la lontananza dei rappresentanti diplomatici italiani, che tuttavia a
Natale – richiamati al dovere dalle Suore – hanno fatto pervenire a tutte le
bambine dei sacchettini pieni di dolciumi e alle Suore panettoni e torroni!
Allo stesso tempo è però aumentata
la loro considerazione all’interno della società, tanto che, diversamente dal
passato quando venivano completamente ignorate, ora alcuni produttori agricoli
della regione forniscono alcuni alimenti e aiuti alle Suore.
Alla mancanza di vocazioni
provenienti dall’Italia sopperisce la crescita delle vocazioni locali che sono
abbondanti tra le ragazzine, tanto che si è potuto di recente avviare un
programma di completamento di istruzione di tre anni presso la Casa Madre, qui
a Milano. Le Suore italiane sono rimaste in quattro solamente, per cui è stato
concesso alle giovani indiane di poter indossare il sari, anziché l’abito
tradizionale dell’ordine, affinché potessero meglio integrarsi tra la
popolazione del luogo.
L’attività apostolica si è sempre svolta organizzando momenti di preghiera tra i pazienti, che sono molto portati alla meditazione e manifestano un atteggiamento molto devoto, spesso arrivando a accettare l’insegnamento cristiano. Di efficacia straordinaria è l’utilizzo dei canti tradizionali, a cui vengono sostituite le parole con invocazioni alla Madonna.
L’attività apostolica si è sempre svolta organizzando momenti di preghiera tra i pazienti, che sono molto portati alla meditazione e manifestano un atteggiamento molto devoto, spesso arrivando a accettare l’insegnamento cristiano. Di efficacia straordinaria è l’utilizzo dei canti tradizionali, a cui vengono sostituite le parole con invocazioni alla Madonna.
Sono presenti in comunità,
per fornire il loro aiuto, una cinquantina di cristiani indiani provenienti dal
sud del paese e perciò molto poveri, a cui viene dedicata settimanalmente la
catechesi.
Risulta reale che le varie
religioni del luogo con cui avviene il contatto per molti versi posseggono l’obiettivo
comune con la religione cristiana di favorire l’incontro dell’uomo con Dio,
proponendo valori universali a cui tendere, per assimilare coraggio e saggezza
nell’affrontare la vita.
A distanza di così tanti
anni rimane ancora vivo il desiderio di conquistare alla Fede popolazioni
lontane dalle nostre tradizioni, rispondendo al mandato ad extra originario, con l’esigenza di non sentirsi abbandonate, ma
piuttosto aiutate nelle necessità, soprattutto ora che sono richiesti
atteggiamenti più attenti anche alla salute propria.
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